I treni che collegano Locarno e Berna a Domodossola, nell’alto Piemonte, vengono scelti ogni anno, da migliaia di passeggeri. Particolarmente affollati tra ottobre e novembre, quando ammirare i paesaggi alpini e i meravigliosi laghi infiammati dalle sfumature autunnali è un’esperienza da non perdere. Al percorso della Ferrovia Vigezzina-Centovalli, storica linea che congiunge Italia e Svizzera dal 1923, si affianca un altro collegamento quello del Trenino Verde delle Alpi, offerta commerciale della società ferroviaria Svizzera BLS che congiunge l’Italia con Berna e percorre il traforo del Sempione, galleria ferroviaria che dal 1906 collega l'Italia (val d'Ossola) con la Svizzera (alta valle del Rodano).
Del viaggio a bordo del Trenino Verde delle Alpi rimangono molte istantanee: di buon’ora il treno dopo il Sempione e Briga attraversa la valle del Rodano e sale i dolci e assolati pendii fino a Goppenstein, porta d’ingresso alla valle del Lötschen. La linea attraversa una galleria elicoidale di 1655 m, tunnel bui e viadotti spettacolari, transita sull’imponente viadotto di Kander, l’opera più fotografata della linea del Lötschberg, e scende verso il lago di Thun, circondata da un maestoso paesaggio alpino. Con la puntualità delle Ferrovie Svizzere, si giunge nella capitale Berna per ammirarne la bellezza del centro storico, patrimonio mondiale dell’UNESCO, che con le sue arcate vanta una delle passeggiate commerciali coperte più lunghe d’Europa. Al ritorno i paesaggi si godono con una luce diversa, si apprezzano meglio nel sole che volge verso ovest le cime dei ghiacciai innevati mentre, a completamento del tour, interrompiamo il rientro con una passeggiata nei vigneti di Spietz e una dolce navigazione in battello fino a Thun con visita di quest’ultima.
Grazie alle guide locali competenti ed appassionate che ci hanno accompagnato nella due giorni, porto a casa altri interessanti e apprezzati approfondimenti.
Si dice "D come Domodossola" per via del celebre presentatore televisivo Mike Bongiorno, che la usava regolarmente nei suoi quiz per associare la lettera D a un nome di città. Questa espressione è diventata parte della cultura italiana, spesso usata come parte dell'alfabeto fonetico, anche se tecnicamente non è il capoluogo di provincia con l'unica iniziale 'D'. La città oggi come in passato, è fulcro di una terra di confine, crocevia di culture e di commerci; bello ascoltare la sua storia, passeggiando a passo lento attraverso il suo splendido nucleo antico di impronta medievale. E’ il cuore dell’Ossola più autentica, luogo ricco di spunti, al centro delle sette valli dell’Ossola. Ad affascinare il visitatore è il Borgo della Cultura, frutto di preziosi lavori di restauro: ancora oggi parzialmente circondato dalla cinta muraria, questa porzione di città è un vero e proprio tesoro di architettura e arte. Imperdibile lo storico e millenario mercato del sabato, anche se in realtà l’intera città è un vero e proprio centro commerciale a cielo aperto. Fra l’altro, con i puntualissimi servizi ferroviari, è ampiamente frequentata da Svizzeri che trovano a Domodossola il perfetto mix tra cultura, shopping ed enogastronomia di qualità, da gustare nei momenti liberi della città.
Il Tunnel del Sempione È un'imponente struttura che si trova lungo un antichissimo itinerario che da secoli è detto "del Sempione" dal nome di un piccolo paese che si trova a sud del passo in territorio svizzero con un valico posto a 2005 s.l.m. Il passo, a causa delle vallate impervie che lo procedevano, era uno di quelli di minor passaggio infatti da mulattiera del pieno Medioevo crebbe in modo altalenate secondo i mutamenti politici ed economici intervenuti nell’area alpina. Rappresentò il collegamento più breve e agevole tra le aree economiche di Francia e la Lombardia, addirittura Napoleone volle trasformare la mulattiera in strada militare "pour faire passer les canons". Con la prima strada carrozzabile moderna delle Alpi il Sempione non era solo il collegamento più breve tra Parigi e Milano, ma anche il più rapido; conobbe quindi un periodo di fioritura e suscitò un ampio interesse nell'epoca delle diligenze postali (in inverno con slitte trainate da cavalli) attirando anche numerosi turisti alpini.
La ferrovia, risalente agli inizi del XX secolo, venne costruita da oltre 3000 lavoratori, soprattutto italiani, grazie ad un accordo Italia Svizzera che ne fece uno fra i primi trafori ferroviari ad inizio novecento; è stata la più lunga galleria ferroviaria del mondo (19,8 km) all'epoca della costruzione, e per i successivi 76 anni. Notevoli furono le difficoltà incontrate per la realizzazione del tunnel che si portò dietro anche il suo prezzo di vittime sul lavoro. La costruzione procedette anche con un secondo tunnel parallelo (prima i treni viaggiavano alternati) con la possibilità di passare, quando necessario, attraverso due gallerie oblique da un tunnel all'altro in ambo i sensi di marcia. Infine per scongiurare pericoli d'asfissia dovuti al fumo delle locomotive a vapore fu deciso fin dall'inizio l'esercizio in trazione elettrica. Per un ritardo di consegna del materiale la trazione a vapore, rimase in servizio per i primi mesi di vita del traforo; i macchinisti consideravano il loro lavoro come "l'andata e ritorno dall'inferno".
Passeggiando per la città di Domodossola ci possiamo imbattere in Casa 40, laboratorio di studio e ricerca ispirato ai 40 giorni di libertà della Repubblica Partigiana dell'Ossola (più precisamente Zona liberata dell'Ossola) sorta nel Nord Italia il 10 settembre 1944 e riconquistata dai fascisti il 23 ottobre 1944. A differenza di altre Repubbliche partigiane, quella dell'Ossola fu in grado, in poco più di un mese di vita, di affrontare non solo le contingenze imposte dallo stato di guerra, ma anche di darsi un'organizzazione articolata, con l'istituzione della Giunta provvisoria di Governo di Domodossola e della zona liberata che si dimostrò capace di organizzare, nel pur breve tempo concessole dalla vicenda bellica, i rifornimenti essenziali per la popolazione, l'assistenza, la difesa militare, la polizia, l'ordinamento degli impieghi, le finanze, la scuola, l'assistenza, la giustizia.
Per storici e politici l'esperienza ossolana occupa un posto preminente per molteplici motivi. Intanto per la vastità del territorio su cui il governo poté estendersi, poi perché tale vicenda non può essere confinata ad un mero fatto d'armi. Se è indubbio che le diverse formazioni partigiane ossolane, attraverso molteplici e valorose azioni militari, sono state le artefici della nascita, l'unicità dell'esperienza ossolana va ricercata nella capacità di rispondere non solo ad esigenze di ordine militare, ma soprattutto nella volontà di credere in un assetto politico alternativo a quello nazifascista, prefigurando di fatto l'instaurazione in Italia di un regime democratico. Alla redazione di riforme ad orientamento democratico, che sarebbero poi state d'ispirazione per la stesura della Costituzione italiana.
La storia della Repubblica dell'Ossola è stata narrata nello sceneggiato televisivo degli anni ’70 di Leandro Castellani Quaranta giorni di libertà con Stefano Satta Flores, Andrea Giordana ed Anna Identici, cha canta la omonima colonna sonora.


