02 Febbraio 2016

La donna nel mondo del lavoro: tutela e sviluppi della parità

di Redazione Cralt Magazine
Il modello classico della donna quale "casalinga-moglie-madre" è finalmente in declino 

E' difficile non riconoscere, oggi, la centralità del ruolo delle donne quali protagoniste del mutamento che sta delineando il mondo del lavoro. I dati Istat mostrano che negli ultimi dieci anni la quota dei dirigenti e direttivi - quadri donne (sul totale degli occupati) è in costante incremento.

Se è vero che tra i paesi dell’Unione Europea, l'Italia è caratterizzata da grandi differenze di genere sia per il tasso di occupazione che per quello di disoccupazione (con un tasso di occupazione per le donne pari a poco più della metà di quello degli uomini e un tasso di disoccupazione femminile che supera dell'80% quello maschile), è anche vero che la vita delle donne nel mondo del lavoro sta migliorando progressivamente e i differenziali di genere vanno a diminuire.

Un ulteriore apporto all’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e poi offerto dalla espansione delle forme contrattuali cosiddette "atipiche" che costituisce una delle peculiarità delle società di oggi le quali hanno messo in crisi un po' ovunque il modello standard di "lavoro subordinato a tempo indeterminato". Sotto questo aspetto va però evidenziato che, se è vero che nell’arco di pochi anni il numero delle dipendenti atipiche è duplicato, è anche vero che per molte la condizione di lavoratrice atipica tende ad essere stabile nel tempo senza che a questa condizione siano connesse le forme di garanzia proprie del lavoro subordinato.

Se da una parte, quindi, il modello che tutti conosciamo della donna quale "casalinga-moglie-madre" è in discesa in tutte le fasce d'età e in tutte le aree dell’Italia, dall'altro il soggetto "lavoratrice-moglie-madre" cresce e non solo più al Centro-Nord anche al Meridione.

Molto è stato reso possibile a causa delle diffusioni delle normative e di altri atti comunitari che, talvolta, hanno solo "stimolato" l’adattamento delle legislazioni nazionali, in altri, hanno invece imposto agli Stati membri tale adeguamento per rispetto ai principi e alle regole scelti sul piano sovranazionale.

Nelle ultime legislazioni si è data particolare attenzione alla tutela paritaria o di riequilibrio della posizione della lavoratrice nel mercato del lavoro. La prima linea di intervento si va a collegare alla tutela paritaria prevista, in particolar modo alla retribuzione, dall’art. 37 cost., ampliandola al complessivo trattamento della dipendente sia nell’accesso al lavoro sia nello svolgimento e nella fine del rapporto lavorativo; a tal proposito la legge ordina il divieto di ogni discriminazione nonché l’inutilità degli atti di conseguenza.

A livello nazionale, il Codice per le Pari Opportunità, costituito con D. Lgs. 168/2006 è stato aggiornato dal Decreto Legislativo n.151/2015 tramite il quale il legislatore vuole semplificare il funzionamento dei diversi organismi, sia tramite il loro ridimensionamento, sia la razionalizzazione delle seguenti procedure.

 Il Comitato nazionale di parità è formato da rappresentanti dei sindacati, delle associazioni datoriali, del movimento cooperativo e delle associazioni e dei movimenti femminili, insieme alla Consigliera nazionale di parità. Possono far parte delle riunioni di questo comitato anche esperti, dirigenti di altre Amministrazioni e del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Tra le funzioni del Comitato figura, in primo piano, quello di indicare gli obiettivi annuali dei progetti di promozione e sviluppo della parità uomo donna e di cooperare in maniera attiva nella fase istruttoria tramite la partecipazione di propri rappresentanti all’interno della nuova commissione di valutazione dei progetti.

Sul territorio, la promozione e la vigilanza dei principi di pari opportunità viene attuata dalle consigliere e dai consiglieri di parità regionali, delle città metropolitane e degli enti di area vasta. Questi  ruoli sono nominate tramite decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, su designazione delle regioni, delle città metropolitane e degli enti di area vasta. Un esempio di programmazione integrata delle attività, con finalità ad un'effettiva parità di genere, è il Piano di azioni positive per il 2014-2016 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Attività correlate: