Una Venezia vuota, sospesa, straniante, spettrale, dove negli occhi entra anche il silenzio. E' la Venezia degli scatti di Carlo Naya, che l'ha fotografata dal 1857, quando qui arrivò da Pisa. Il suo studio fotografico tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento è uno dei più importanti a Venezia e in Italia, con un mercato internazionale. Con banchi ottici di grande formato Naya fotografa tutto il fotografabile: vedute, architetture, scorci, opere d'arte, scene di vita cittadina. Compone negli anni un vero "censimento visivo", che diventa un archivio prezioso delle ricchezze architettoniche, ambientali e artistiche della città e della sua laguna e un pezzo di storia della fotografia.
Nei primi scatti la figura umana è rara, dati i lunghi tempi di posa necessari, con l'evolvere della tecnica le fotografie si popolano. Naya fotografa per i veneziani, che nei suo scatti trovavano la loro città, per gli studiosi e gli artisti, che hanno così a disposizione veri cataloghi di opere, per gli stranieri e i viaggiatori, che vi ritrovano l'immaginario della tradizione iconografica e la memoria dei luoghi che hanno visitato. Carlo Naya ha una profonda cultura artistica e grande abilità tecnica, le sue fotografie richiamano sia la tradizione vedutista veneziana che l'innovazione fotografica del tempo (negli stessi anni Nadar fa le sue prime foto aeree).
Carlo Naya, piemontese di nascita, laureato in legge a Pisa, viaggia in Italia, Europa, Egitto e Medio Oriente (il suo primo studio fotografico lo aprì a Costantinopoli) e si insedia infine a Venezia. La Ditta Naya ha la sua prima sede in riva degli Schiavoni, con un laboratorio in campo San Maurizio, dopo il 1867 il negozio è in piazza San Marco. Conquista medaglie alle Esposizioni Internazionali, i suoi cataloghi sono tradotti, ha corrispondenti da molte capitali europee, è anche il fotografo del re, con l'esclusiva per la ripresa dei grandi eventi a Venezia. Muore nel 1882, la Ditta resta aperta fino al 1918, parte del suo archivio è ceduto a Osvaldo Böhm. Il fondo Naya dei Musei Civici fu ceduto da Böhm e acquistato dal Museo Correr nel 1941, ci furono poi altre acquisizioni e donazioni.
Una parte del fondo è stata trasferita a Palazzo Fortuny, oltre 1000 originali sono stati ordinati e digitalizzati e l'intera storia si può leggere nell'ultimo Bollettino MUVE qui. Molti scatti si trovano
anche nel Catalogo on line dei Musei Civici.
Per restare nella Venezia in bianco e nero, segnaliamo che in questo periodo l'Archivio Luce ha aperto i suoi archivi. Dentro c'è la storia della città e della laguna, e pezzi di storia dei nostri Musei. Fra i quali si possono segnalare la Visita al Museo del Settecento Veneziano presso il Palazzo Rezzonico del 1936 e l'assegnazione qui nel 1957 dei Premi Olivetti di Architettura e Urbanistica (con Bruno Zevi, Giuseppe De Logu, Carlo Scarpa, e Adriano Olivetti, per il quale la cultura aveva un ruolo chiave anche nell'industria). Un servizio del 1952 sul Centro Studi Goldoniani, l'attuale Museo di Casa di Carlo Goldoni, per i 250 anni dalla nascita del commediografo, con la presenza del Capo dello Stato Giovanni Gronchi. Un filmato muto del 1932 che mostra probabilmente una inaugurazione del Museo del Vetro, nato nel 1861 e acquisito da Venezia nel 1923 con l'annessione di Murano, dopo il suo riordino seguito al trasferimento dei vetri del Correr appunto nel 1932.
Particolarmente curiosi sono diversi servizi sul Centro Internazionale delle Arti e del Costume di Palazzo Grassi, il cui patrimonio fu acquistato dal Comune di Venezia nel 1985 e entrò, con le collezioni di Vittorio Cini e le raccolte tessili del Museo Correr e del Museo del Settecento di Ca' Rezzonico, nel Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume (oggi anche del Profumo) di Palazzo Mocenigo nato nello stesso anno.