06 Gennaio 2023

"Un presepe "esemplare"

di Redazione Cralt Magazine
I tre pezzi rappresentano una testimonianza significativa della statuaria da presepe realizzata da questo abile artista-artigiano

La mostra  "Un presepe esemplare" di Pietro Righi (Bologna, 1772-1839) - visibile fino al 15 gennaio presso il Museo Civico d'Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini con ingresso gratuito - consente di ammirare un inedito gruppo presepiale della Natività in terracotta dal modellato di notevole qualità, proveniente da collezione privata. Sul retro della scultura in terracotta è chiaramente leggibile una scritta tracciata sulla creta fresca, prima della cottura: «Pietro Righi/ Fece/ L'anno 1826/Li 4 ottobre/n° 5».

L'esposizione della scultura per la prima volta al pubblico si fa occasione per riunire, in stretto dialogo fra loro, altri due esemplari di mano dello stesso Righi aventi la medesima materia e tipologia iconografica, già presenti nella ricca collezione di antichi pezzi presepiali bolognesi conservata nel museo.

Così affiancati, i tre pezzi rappresentano una testimonianza significativa della statuaria da presepe realizzata da questo abile artista-artigiano, esponente di una generazione erede dei grandi maestri plasticatori bolognesi quali Giuseppe Maria Mazza (1653–1741), Angelo Gabriello Piò (1690-1770) e Filippo Scandellari (1717-1801). Pur non raggiungendo il livello qualitativo della più alta tradizione presepistica, egli si distinse nella produzione seriale a stampo dei presepi accessibile a tutti i ceti sociali, infondendovi l'ispirazione tratta dall'operato dei maestri della scultura che insegnavano all'Accademia di Belle Arti, dove svolse l'incarico di bidello.

La mostra è accompagnata da testi di Fernando e Gioia Lanzi e Antonella Mampieri.

La Natività inedita di Pietro Righi

Il gruppo presepiale emerso, che va ad arricchire il catalogo di Pietro Righi, rappresenta la Vergine, san Giuseppe e il Bambino, con l'asino e il bue nella greppia/mangiatoia, figure che tipicamente venivano realizzate singolarmente per poi essere assemblate su di una base, a creare composizioni lievemente variate.

Si tratta di una composizione esemplare, probabilmente parte centrale di una scena più ampia, comprendente altri personaggi a completamento della rappresentazione presepiale. La figura della Vergine fa corpo con la mangiatoia, in una forma che è quasi una firma dei plasticatori del presepio bolognese: non si tratta qui della semplice greppia a rastrelliera, ma paglia e fieno sono posti su di un recipiente rettangolare, realizzato con giunchi o rami intrecciati, come si vede bene nel lato posteriore della composizione, e come si vede pure in molti dipinti - per esempio nell'affresco con la Natività di Vitale da Bologna, un tempo nella chiesa di Mezzaratta, ma ora esposta nella Pinacoteca Nazionale cittadina -, in cui appunto è posto il cibo per gli animali, che la riempie completamente e deborda.

Posto sopra, avvolto in fasce, giace il Bambino, e le fasce sono il segno indicato ai pastori dall'angelo annunciante. A fianco, e alle spalle del Bambino, si affaccia l'asino.

La Vergine, figura della Chiesa, e il Bambino, sono significativamente il punto culminante della composizione: la Vergine, in atteggiamento tenero e protettivo, mostra il Figlio porgendolo delicatamente all'adorazione di san Giuseppe, e degli altri, che questo gruppo presuppone. Giuseppe, seduto accanto e più in basso, con le mani giunte all'altezza del cuore, volge il capo al Bambino che la Madre gli presenta e lo fissa intensamente, in adorazione.

Ai piedi della Vergine, il bue, con una torsione robusta e suggestiva del collo, volge il capo verso il Bambino: asino e bue rappresentano i popoli che lasciano le religioni tradizionali per volgersi al Figlio di Dio incarnato, che, nell'Eucaristia, si farà cibo per gli uomini.

Nella parte posteriore, il gruppo evidenzia data e numerazione della figura. Il numero progressivo di produzione 5 indica chiaramente che si tratta di un'opera seriale, mentre la data 4 ottobre 1828, incisa prima di inviare a cottura il pezzo, sottolinea la petronianità esemplare di Pietro Righi e della sua opera coincidendo con festa del Patrono san Petronio. (Gioia e Fernando Lanzi)