15 Gennaio 2022

Week end a Trento e dintorni

di Andrea Somigli
Non è certo sufficiente un lungo week end per avere una idea di cosa sia questo territorio da sempre capoluogo d’arte, di storia e d’incontro fra la cultura italiana e mitteleuropea

Risalendo il Trentino, dal Garda al Sud Tirolo, ci si accorge subito che le montagne sono le protagoniste di ogni vista; più vicine e sullo sfondo, imponenti e rassicuranti ti aspettano, alcune già lievemente imbiancate da un fine autunno oramai avanzato. Ma la cosa che colpisce ulteriormente sono i colori delle campagne ancora fresche che attendono oramai la prima neve, le diverse sfumature delle foglie, i lunghissimi ed ordinati filari di vigneti e di frutta che testimoniano come da queste parti si tenga all’ambiente ed al territorio. Della laboriosità del popolo trentino sono testimonianze concrete le tante aziende a carattere familiare cresciute dal dopoguerra in avanti. Nella visita di una di queste lo spettacolo degli alambicchi e il silenzio delle sale di invecchiamento ci hanno letteralmente rapito.

Con queste immagini di benvenuto e con un primo ristoro in una storica birreria dallo stile asburgico, inizia una tre giorni distensiva ma condensata di eventi. Non è certo sufficiente un lungo week end per avere una idea di cosa sia questo territorio da sempre capoluogo d’arte, di storia e d’incontro fra la cultura italiana e mitteleuropea, ma dal viaggio riporto alcune sensazioni e conoscenze che prima non avevo.

Trento è la Città del Concilio, lo ospitò fra il 1545 e 1563 con otto anni di confronti teologici che riformarono la Chiesa Cattolica in risposta all’esplodere delle dottrine protestanti. Rimangono evidenti i luoghi e le chiese che furono sede dei lavori e gli interventi urbanistici messi in piedi per ospitare anche gli ecclesiasti dell’Europa Meridionale e del mondo tedesco. La città conserva nei suoi monumenti tutto il patrimonio scritto nei secoli dalle due culture ed è unica fra i centri alpini per la sua elegante impronta rinascimentale. Il centro è un pugno stretto delimitato dall’Adige e dal suo affluente Fersina che mantiene maestosi palazzi dalle facciate affrescate con tanta intensità di architetture e stili. La bellissima piazza del Duomo è chiusa ai lati dalla Cattedrale di San Vigilio dedicata al patrono della città, dal Palazzo Pretorio e da una serie di case dipinte; in una delle case della piazza, indicata da una lapide, nacque Cesare Battisti il cui mausoleo domina la città. Lungo il bordo si diffondono molti tradizionali caffè, al centro la zampillante fontana del Nettuno, a far da sfondo le rassicuranti montagne. Ai due estremi di Trento una fortezza ed una torre. Il Castello del Buonconsiglio antica sede dei principi-vescovi, celebre per ciò che contiene ma anche per ciò che storicamente ha rappresentato, mentre dall’altra parte la medievale Torre Vanga affacciata sul fiume Adige.

Il Principato vescovile è proprio una di quelle caratteristiche distintive del Trentino, da sempre terra di confine con affinità e lingua italiana ma per molto tempo posto sotto il dominio Germanico. Dal Sacro Romano impero fino a Napoleone, l’autorità civile e quella religiosa erano in mano alla stessa persona il Vescovo Principe, condizione che assegnava anche a quelle zone connotati di forte autonomia.

Rovereto di origini medioevali poi veneziana; con la parte meridionale del Trentino non fece parte del Principato vescovile di Trento ma costituì invece il "Circolo ai confini d'Italia", una sorta di zona franca che, per la sua importanza strategica, veniva controllata direttamente dall'Impero anche durante il periodo asburgico. È la seconda città del Trentino per abitanti.

Rovereto città di cultura perché si distingue fin dal Settecento per essere un centro culturale di primaria importanza con oggi la concentrazione più alta di musei per abitante. Abbiamo potuto visitare il MART, nato dal recupero di un ex area industriale con soluzioni architettoniche moderne, è incastrato fra due dei palazzi storici maggiormente significativi della città che gli fanno da facciata di ingresso. Oggi è dedicato a esposizioni permanenti con nuclei dedicati alle avanguardie del Novecento e mostre temporanee di arte moderna e contemporanea. Ne fa parte la Casa d'arte futurista Depero, ideata dall’artista di Rovereto nel 1957 'unico museo in Italia fondato da un futurista. Poi il più importante Museo storico italiano della guerra allestito nel quattrocentesco Castello di Rovereto, unica rocca veneziana in trentino, completamente recuperato a spazio espositivo. La collezione, costituita grazie a donazioni pubbliche o di associazioni e privati locali, raccoglie armi, uniformi, opere d'arte, fotografie, cimeli, manifesti, oggetti di uso quotidiano in trincea, onorificenze, lettere e diari, non solo della Prima Guerra mondiale ma anche materiale inerente alle guerre coloniali italiane e la seconda guerra mondiale.

Rovereto città della guerra, perché era posta proprio sul confine fra il Regno d’Italia e quello Austro Ungarico ma abitata da comunità italiane che restavano sotto controllo austriaco. Durante la Prima guerra mondiale Trento e Rovereto furono città fortezza e divennero il caposaldo del fronte meridionale austro-ungarico; tutta la zona fu teatro di tragedie di proporzioni immani per la centralità dei combattimenti ma anche per le vicissitudini della popolazione civile. La popolazione maschile, soldati di leva obbligatoria, era arruolata nell’esercito Austroungarico e andò a combattere sul fronte orientale. Poi quando l’Italia entro in guerra, alleandosi con gli anglo francesi, il resto dei civili fu fatto evacuare per lasciare libera la zona di operazioni e si consolidò di conseguenza l'irredentismo. Nel 1916 da qui prese il via la strafexpedition, cioè la spedizione punitiva degli austriaci contro l'esercito italiano che diede luogo a sanguinose battaglie. Sul colle Dante, presso Lizzana, è stato eretto il Sacrario militare di Castel Dante per dare estrema sepoltura di soldati italiani e austro-ungarici uccisi sul fronte italiano durante la prima guerra mondiale. Il Sacrario conserva inoltre le spoglie dei martiri irredentisti Fabio Filzi e Damiano Chiesa.

Oggi Rovereto è "città della pace" dal nome della Campana dei Caduti, una delle più grandi del mondo con i suoi 3,2 metri di diametro, visibile sul colle di Miravalle. “Maria Dolens” così ribattezzata ogni sera ricorda con cento rintocchi i Caduti di tutte le guerre, invocando Pace e fratellanza nel mondo. Venne fusa il 30 ottobre 1924 con la parte in bronzo dei cannoni e delle armi offerti dalle Nazioni coinvolte nell'"immane massacro" del conflitto.

Lasciata Trento verso la Valsugana si incontra Levico Terme affacciata sull’omonimo Lago da cui nasce il fiume Brenta. Dall’anno 1000 fece parte del Principato Vescovile di Trento ma l'assegnazione del potere temporale al Vescovo di Trento non implicava anche l'assoggettamento al potere spirituale dello stesso; infatti Levico rimase parte della diocesi di Feltre fino al 1786. Poi, seguì le sorti del Trentino per quanto riguarda gli sconvolgimenti politici del periodo napoleonico e della restaurazione. A fine 1800 fu elevata al rango di città dall' Imperatore Francesco Giuseppe e come tutta la Valsugana durante la Prima guerra mondiale fu evacuata dalla linea di fronte, sia per motivi di sicurezza della popolazione che per ridurre sospettate collusioni irredentiste con il nemico; la popolazione venne dislocata in zone più interne dell'Impero austro-ungarico.

Testimonia il periodo austriaco il maestoso parco secolare degli Asburgo che ci avvicina alla magia del vicino Natale potendone visitare i caratteristici mercatini di fresca apertura che, a differenza degli altri racchiusi nelle piazze delle città, dispongono le caratteristiche casette di legno lungo i bellissimi vialetti alberati.

Un punto di forza e i trentini è senza dubbio la valorizzazione del territorio attraverso l’autonomia legislativa ed esecutiva finalmente ottenuta dalle due province autonome di Trento e Bolzano. Devono ciò all’idea di De Gasperi, nato qui e in gioventù già deputato al parlamento Viennese, che volle recuperare gli errori delle decisioni post Prima guerra mondiale con la creazione della regione del Trentino-Alto Adige che, seppur geograficamente incardinata nella penisola italiana, era popolata in prevalenza da abitanti di lingua tedesca con maggioranze culturali e linguistiche diverse (italiana, tedesca e ladina); poi alla sciagurata politica del periodo fascista che adottò una serie di misure volte alla snazionalizzazione della popolazione per il Sud Tirol e tolse ai Trentini quelle autonomie che avevano goduto nei secoli.

Quindi ricordate che quando, anche per ragioni di svago, veniamo da queste parti una cosa è il Trentino altro il Sud Tirol.