Eike Schmidt da oltre 3 anni è direttore degli Uffizi: un volto ed una voce che sono diventati noti anche oltre i confini di Firenze, viste le numerose occasioni in cui i media ce l’hanno fatto conoscere, sia al momento della nomina – primo direttore straniero del Museo- sia poi per alcune azioni che stanno caratterizzando il suo mandato, come l’acquisizione della prestigiosa collezione Contini Bonacossi o l’apertura di nuove sale nella Galleria, ma anche per le varie battaglie che questo professore tedesco dalla perfetta pronuncia italiana non si stanca di combattere: da quella per il ritorno agli Uffizi del celeberrimo “Vaso di fiori” di Van Hujsum razziato dai nazisti in ritirata, a quella – senza esclusione di colpi- contro il bagarinaggio, annosa piaga di vari Musei.
Lo abbiamo incontrato in occasione della presentazione alla stampa dell’ultimo restauro finanziato dal nostro Circolo: due olii su tela di Boccaccio Boccaccino, pittore ferrarese a cavallo fra 400 e 500: un san Matteo ed un san Giovanni, davvero restituiti a nuova vita ed ora offerti all’ammirazione dei milioni di visitatori del Museo.
Direttore, come sintetizzerebbe la bussola che sta orientando i suoi anni agli Uffizi?
Una definizione potrebbe essere quella di “prendere sul serio i visitatori”: occorre rendersi cioè conto che coloro che accedono al nostro Museo non sono persone che si possano considerare come una moltitudine indistinta. Sono invece singole individualità da rispettare ed a cui rispondere al meglio. Ad esempio non tutti i visitatori sono profondissimi esperti d’arte, non tutti provengono da pochi determinati Paesi di cultura omogenea, non tutti hanno la medesima capacità di muoversi: a tutti però dobbiamo permettere l’ottimale accesso al nostro Patrimonio. In questa ottica si collocano alcune delle azioni poste in essere: dall’apertura di nuove sale che offrono al visitatore dipinti che altrimenti resterebbero negli archivi, al piano in corso - importante e complesso- di totale messa in sicurezza del Corridoio Vasariano che sarà percorribile al 100% per chiunque, in condizioni di assoluta e completa garanzia e tranquillità.
Un aspetto che colpisce è infatti la vostra necessità di interagire con una moltitudine di persone, a partire da quando sono in fila all’esterno. Come si fa?
Ovviamente non esiste una ricetta magica né questo è un aspetto che può mai concludersi definitivamente: parlerei di un processo di cambiamento su cui siamo tutti costantemente impegnati. Stiamo testando ad esempio una modalità di gestione intelligente delle file, tramite una piattaforma predisposta assieme all’Università dell’Aquila. Certo occorre tener conto che alcune tipicità degli Uffizi non trovano analogia in alcuna altra realtà: è stato così quando abbiamo predisposto il piano di evacuazione, recentemente testato con i Vigili del Fuoco, per garantire al meglio la sicurezza delle persone e delle opere; è così quando ricerchiamo nuovi allestimenti che permettano la massima accessibilità, ovviamente con il superamento delle barriere architettoniche ma anche attraverso la miglior visibilità possibile dell’opera: ad esempio mai, fino ad oggi, è stato possibile godere così da vicino i dipinti di Leonardo, ora protetti da particolari vetri che non modificano i colori del dipinto.
Siamo nell’era della tecnologia, applicata anche all’arte: come vede il direttore degli Uffizi il moltiplicarsi di musei virtuali che da qualche anno stanno affiancando quelli fisici?
È sicuramente un fenomeno dei nostri tempi in cui la tecnologia sta avendo il ruolo di battistrada. Attenzione però: è necessario “riempire” la tecnologia con i contenuti, altrimenti da sola rischia di rimanere quasi un gioco fine a sé stesso. Sarebbe come se alla prima proiezione dei fratelli Lumiere, che tanto terrore produsse negli spettatori cui pareva che dallo schermo un treno precipitasse su di loro, non fossero poi seguiti i contenuti di tutti gli autori, registi e attori che hanno fatto per l’appunto nascere la settima arte. Sicuramente è già importante la possibilità di offrire la fruizione simultanea di opere -magari di musei lontani- che mai si vedrebbero assieme ma il museo virtuale non può fermarsi a questo, deve costruire un nuovo linguaggio che trasmetta un significato, altrimenti in palio c’è la sua sopravvivenza.
Infine Le chiedo che consiglio darebbe, da “esperto della materia”, al socio Cralt che sta pianificando una visita al Museo.
Intanto lo vorrei ringraziare per appartenere ad un’associazione che da tempo ci aiuta, ad esempio contribuendo ai restauri come quelli di oggi: sono azioni che permettono anche ai vostri soci di identificarsi con il nostro mondo degli Uffizi. Poi gli direi - se fosse possibile magari perché non si parte da troppo lontano- di venire a trovarci nei mesi che vanno da novembre a febbraio: sicuramente la minore folla nelle sale renderà più piacevole la visita. Se poi il viaggio è obbligatoriamente estivo, si ricordi che da giugno a settembre il Museo è aperto alla sera il martedì e il mercoledì, offrendo analogamente maggior tranquillità. E questo vale sempre per i fiorentini: assieme all’obiettivo di accogliere al meglio chi viene da fuori, infatti puntiamo anche a quello di rendere sempre più vicino il Museo ed il suo patrimonio a chi vive in questa città. E poi quel socio si tenga aggiornato sulle novità, seguendoci sul nostro sito o su Instagram, assieme agli altri 110.000 followers che ci rendono il Museo con maggior crescita social. In questo modo saprà, ad esempio, che proprio fra qualche giorno apriremo ancora nuove sale.