Dopo il grande successo riscosso nelle precedenti tappe di Monza e Bologna, che l’hanno portata al pubblico italiano per la prima volta, Vertigo Syndrome presenta anche a Padova la mostra STREGHERIE. Iconografia, Riti e Simboli delle Eretiche del Sapere.
Questa edizione si propone Completamente Rinnovata grazie a una nuova più esperta curatela e a un percorso espositivo ripensato nel concept in modo radicale.
A guidare questa nuova visione è lo Storico dell’Arte, Scrittore e Criminologo, Andrea Pellegrino, che firma una versione inedita, profonda e sorprendente della mostra.
Concepita come un vero e proprio rito di passaggio laico, STREGHERIE non è solo un’esposizione artistica, ma un’esperienza immersiva e trasformativa. Lontana dalle caricature da fiaba o dagli incubi dell’inquisizione, la figura della
strega proposta in questo progetto è un archetipo ricco di significati: una donna che sa, una portatrice di conoscenze dimenticate, una voce che resiste.
UNA NARRAZIONE SORPRENDENTE
Il percorso espositivo si sviluppa attraverso nove sezioni narrative, concepite come altrettanti portali iniziatici che guidano il visitatore in un viaggio tra mito, corpo, sapere, persecuzione e rinascita. Dalle origini oracolari e precristiane della strega fino alla sua attualizzazione come simbolo di resistenza politica e culturale, ogni sala accompagna il pubblico in un processo di trasformazione, attraverso opere d’arte, installazioni, documenti e oggetti rituali.
Si parte dalle radici profonde del mito, con un’immersione nei culti antichi, nei simbolismi del femminile primordiale e nelle narrazioni orali che hanno dato vita all’archetipo della strega. Il secondo passaggio affronta il corpo, inteso come sapere incarnato, territorio di desiderio e di ribellione: un corpo che non si lascia normare, ma che sa e resiste.
Successivamente, il visitatore entra nella dimensione dell’oblio, dove i saperi popolari – medicina naturale, erboristeria, pratiche magiche – vengono restituiti alla loro dignità culturale. Si approda poi alla sala del marchio, che esplora le dinamiche storiche e iconografiche che hanno costruito l’immagine demoniaca della strega, dalle miniature medievali alla propaganda inquisitoria.
Una sala è dedicata a Marietta Robusti, detta Tintoretta, protagonista di una leggenda che intreccia arte e magia. Si racconta che, tentata da una strega, rubò ostie consacrate da nascondere in giardino: subito gli animali si inginocchiarono come incantati. Avvertito, il padre Tintoretto affrontò la donna, che fuggì trasformandosi in gatto. Per proteggere la famiglia fece murare il passaggio con l’altorilievo di Ercole con la clava, ancora oggi visibile a Venezia.
La mostra attraversa anche l’Ottocento, quando la strega torna a manifestarsi come figura evocativa nell’immaginario romantico con nuove sembianze e diversa considerazione sociale, e giunge infine al presente, dove la magia si riscrive nel linguaggio dell’arte contemporanea. Qui, la strega non è più una creatura marginale ma un simbolo attivo di autonomia, rinascita e potere culturale.


