19 Luglio 2021

Renato Casaro. L'ultimo cartellonista del cinema

di Gianni Tortoriello
I rari e introvabili fogli del decennio 1955-1965, mai apparsi in una mostra, presentano un artista in rapida formazione che, grazie al fertile ambiente romano riesce a dare il meglio di sé in ogni genere: storico, peplum, commedia, noir e il nascente e dirompente fenomeno del "Western all'italiana"

Il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso ospita una mostra che è davvero una chicca in quanto propone un artista davvero unico: Renato Casaro, l'ultimo cartellonista del cinema. Una collezione di quelle che definiamo a giusta ragione Opere d'Arte ma non prodotte per Musei o Gallerie d'arte bensì per il cinema perchè Renato Casaro ha firmato un innumerevole mole di Manifesti per film.

Strutturata con una progressione cronologica – ma con una scansione anche tematica che segnala i generi più "frequentati" da Casaro – la mostra accosta ai grandi e multicolori affissi, una selezionata serie di bozzetti studio e gli “originali” (l'opera finita che serviva per stampare il manifesto), provenienti dall’archivio dell’artista e da importanti collezioni pubbliche e private.

Questo permette di comprendere al meglio la crescita professionale e la cifra stilistica dell'artista ma anche le innovazioni tecniche che Casaro adotta e sviluppa negli anni.

Lo abbiamo intervistato Renato Casaro e vi suggeriamo di leggere attentamente le sue risposte perchè ci fanno capire meglio l'evoluzione del cinema che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.

Lei ha dedicato, possiamo dire, tutta la sua vita a realizzare manifesti cinematografici. Come nasce questo lavoro che, immaginiamo, sorge da una passione?

Si, ho dedicato la vita al cinema. Nasce da una passione coltivata fin da giovane.

Ha realizzato, anzi meglio creato, manifesti per una miriade di film di successo planetario; quali sono le caratteristiche peculiari che deve avere un manifesto?

Un buon manifesto deve nascere da una composizone armonica e con una sintesi che raccolgie in una immagine l’essenza del film senza nulla svelare.

Il manifesto cinematografico come forma vera d'arte è qualcosa che viene riconosciuto solo oggi, perché visto che esso è un elemento inscindibile della settima arte?

Certamente oggi il manifesto cinematografico dipinto é riconosciuto giustamente come una forma d’arte e di costume che ha segnato un’epoca.

La sua arte pittorica oggi trova spazio in ambito museale e nello specifico nel Museo Salce: che sentimenti le provoca e come si ispira per realizzare ogni sua opera? 

L’arte di dipingere il manifesto é sparito nel 2000  in poi. La vita di oggi é febbrile come é la pubblicitá.
Il museo e il posto che oggi merita l’esposizione di originali e manifesti cinematgraphici, sono opere che vanno esposte per un pubblico sempre piú appassionato e interessato, ne sono orgoglioso!

Per realizzare un'opera mi ispiro leggendo la sceneggatura, alle foto di scena, alla visione del film e importante il contatto con l’autore.  

A quale manifesto è più legato? 

Sono legato a tutti, perché tutti sono stati pensati e sofferti. Uno amo particolarmente  ed é NIKITA.

Oggi in ambito cinematografico tutto si realizza con l'ausilio della computer grafica come si concilia questo con il suo modo di creare, quali tecniche predilige?

Tutto ha il su tempo e il digitale ne ha segnato la svolta. Oggi non vedo molta creativitá ne anima, non bastano alcuni click per trasportare il messaggio del film. Il photoshop rende appiattimento, e a me dispiace, spero che i giovani trovino la loro strada. 

Una grande mostra in tre luoghi trevigiani per documentare l’arte di Renato Casaro. Ciascuna delle tre sedi (il nuovo Museo Nazionale Collezione Salce – che per l’occasione apre nella ritrovata Chiesa di Santa Margherita, affiancando così l’altra sede del medesimo Museo al Complesso di San Gaetano – e i Musei Civici di Santa Caterina) mette a fuoco un aspetto dell’ampia vicenda creativa di Casaro.

Biografia di Renato Casaro

Nel novero degli artisti che hanno dedicato la loro arte al manifesto cinematografico, Renato Casaro (Treviso, 1935) è indicato a ragione come l'"ultimo dei cartellonisti". La sua intensa attività, iniziata alla metà degli anni Cinquanta, apprezzata e riconosciuta a livello internazionale, si affianca a quella dei maggiori protagonisti in ambito italiano di quest'arte singolare, ma riesce ancora ad avere per Casaro, al torno degli anni Novanta del secolo scorso, un prestigioso quanto determinante "colpo di coda".

Casaro inizia a lavorare per le sale cinematografiche della sua città a diciassette anni realizzando grandi sagome, pezzi unici dipinti a mano, che venivano collocate all'ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso. A 19 anni, nel 1954, parte per Roma e trova lavoro nello studio di Augusto Favalli dove rimane per circa un anno e mezzo imparando tecniche e "trucchi del mestiere". Poi, sempre a Roma, nel 1957, apre uno studio a proprio nome.

Per tutti gli anni Settanta sperimenta dinamiche stilistiche innovative creando alcuni capolavori del cartellonismo cinematografico.

Sono innumerevoli i registi, italiani e stranieri, per i quali Renato Casaro ha illustrato film: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, Francois Truffaut, Carlo Vanzina, Carlo Verdone.

Nel 1999 Casaro sposta la sua residenza a Marbella (Andalusia/Spagna) dove si dedica alla realizzazione degli ultimi manifesti per il cinema. Nel 1999 e nel 2000 illustra il prestigioso "Calendario dell'Arma dei Carabinieri". Nel 2014 rientra a Treviso dove tutt'ora risiede, nella casa di famiglia, con la moglie Gabriella, vigile e attenta conservatrice di uno sterminato archivio. Nel 2019 – quasi a suggellare la sua cinquantennale carriera – viene chiamato dal regista Quentin Tarantino per collaborare nel progetto dei "poster vintage" realizzati per il film C'era una volta a... Hollywood.

I Curatori della Mostra
Roberto Festi, architetto, dedica una parte della propria attività al settore culturale collaborando nell'ideazione e nella realizzazione di mostre con musei in Italia e all'estero.

Eugenio Manzato, storico dell'arte, è stato allievo di Rodolfo Pallucchini all’Università di Padova e assistente all’Università di Udine negli anni Settanta.

Maurizio Baroni, studioso di cinema, inizia a collezionare manifesti cinematografici all'età di undici anni.


Non possiamo chiudere questo pezzo, invitandovi a vedere l'annessa gallery fotografica gentilemente concessaci senza ringraziare i curatori della mostra e Simone Raddi per Studio Esseci per la disponibilità che ci ha permesso di realizzare l'intervista.

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