“Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue”: sarà questo d’ora in poi il nome ufficiale del museo naturalistico della città, tra i più visitati della Fondazione Musei Civici di Venezia, ospitato nel bellissimo edificio del XIII secolo che fu il Fontego dei Turchi, affacciato sul Canal Grande.
Veneziano, alla guida di un’azienda di catering e approvvigionamenti navali ereditata dal padre e da lui resa internazionale, che festeggia quest’anno il primo secolo di attività, Giancarlo Ligabue (1931 -2015) era anche un appassionato studioso, ricercatore ed esploratore. Una personalità eclettica della cultura, un moderno avventuriero assetato di sapere e di conoscenza del passato come del presente, desideroso di capire i mondi e le culture diverse; un collezionista instancabile, sostenitore di giovani ricercatori e di grandi imprese scientifiche. Un uomo che ha saputo alternare la sua vita di imprenditore con quella di studioso - un dottorato in paleontologia alla Sorbona e cinque lauree honoris causa - attingendo al suo dna di esploratore per l’una e per l’altra attività.
Con il Centro Studi e Ricerche Ligabue da lui istituito, forte di un comitato scientifico internazionale, Giancarlo ha promosso o sostenuto in 40 anni - spesso guidandole direttamente - oltre 130 spedizioni nei diversi continenti a fianco delle principali istituzioni scientifiche internazionali, scoprendo sei giacimenti di dinosauri, cinque di ominidi fossili, diverse etnie in via di estinzione o sconosciute al mondo occidentale, e ancora città sepolte, necropoli, insediamenti, centri megalitici, pitture e graffiti rupestri, nuove specie di animali e impronte fossili.
Diversi gli ambiti di interesse – paleontologia, etnografia, archeologia, scienze naturali -, tantissime le pubblicazioni scientifiche, le testimonianze e i materiali documentari che oggi vengono valorizzati dalla Fondazione che porta il suo nome, voluta e presieduta dal figlio Inti Ligabue: un’istituzione che prosegue l’impegno del Centro Studi scegliendo la via della ricerca e della divulgazione, con l’intento di “conoscere e far conoscere” e con tante iniziative culturali offerte alla città.
Il rapporto tra Giancarlo Ligabue e il Museo di Storia Naturale di Venezia inizia nella metà degli anni Settanta in seguito a una missione di scavo organizzata dal paleontologoimprenditore veneziano nel deserto del Ténéré, nel Niger orientale, in collaborazione con Philippe Taquet del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi. Le operazioni di scavo iniziarono il 17 novembre del 1973 nel sito di Gadoufaoua (Niger) - che significa “dove fuggono i cammelli” - e si protrassero per circa un mese. La vastità e la ricchezza del giacimento permisero di raccogliere un’enorme quantità di fossili che, consolidati dai tecnici della spedizione, vennero trasportati in Europa per essere restaurati e studiati al Museo parigino. Si tratta di fossili di organismi vissuti nel Cretaceo inferiore, circa 110 milioni di anni fa, che testimoniano un clima caldo umido con un paleoambiente caratterizzato da una foresta tropicale con alberi alti fino a trenta metri e grandi zone paludose in cui vivevano pesci e molluschi.
Tra i fossili più importanti c’era lo scheletro quasi completo di un Ouranosaurus nigeriensis, lungo oltre sette metri. Giancarlo Ligabue decise di donare alla città di Venezia lo scheletro del dinosauro – l’unico pressoché completo in un museo italiano - assieme ad altri fossili dello stesso giacimento e ad un impressionante scheletro di coccodrillo Sarcosuchus imperator, la specie di coccodrillo più grande mai esistita. Gli straordinari reperti vennero trasportati a Venezia ed esposti al pubblico nel 1975.
Ligabue voleva che il materiale donato venisse “degnamente esposto”: volle essere coinvolto nella sistemazione dei reperti paleontologici all’interno del Museo e partecipò alle spese di trasporto e allestimento. Per Giancarlo il Museo divenne l’altra grande passione della vita. Vedere i bambini ammirati davanti al “suo” dinosauro lo emozionava. Prima quasi dimenticato, il Museo veneziano ricevette da questo straordinario evento un nuovo slancio.
Nel 1978 il Sindaco di Venezia Mario Rigo nominò Ligabue Presidente del Museo, una carica onorifica ma che investì Giancarlo di nuovo entusiasmo. Fu anche Presidente del comitato scientifico internazionale che egli stesso aiutò a comporre insieme all’allora direttore. Al Museo, frutto di campagne di scavo e spedizioni scientifiche in tutto il mondo, Giancarlo Ligabue donò e diede in deposito permanente, a partire dagli anni Settanta e poi per la riapertura delle sale espositive tra il 2010 e il 2011, oltre 2000 reperti afferenti ai diversi ambiti di ricerca del Centro Studi e Ricerche.
Negli anni Ottanta e Novanta furono sviluppati anche singoli progetti di allestimento con materiali della sua collezione: una saletta di museologia scientifica al piano terra; la sala di icnologia, originalissima, che conteneva una straordinaria raccolta di impronte e tracce fossili. La grande mostra “I Dinosauri del Deserto del Gobi”del 1992, ispirata dalle spedizioni in Mongolia finanziate dal Centro Studi e Ricerche, grazie all’intermediazione di Giancarlo presentò per la prima volta in Occidente molti scheletri completi di dinosauro, facendo registrare oltre 120.000 visitatori Un numero sorprendente se si pensa che nel decennio precedente la media era attestata attorno ai 20.000 visitatori l’anno.
L’attesa riapertura della sede nel 2010, dopo diversi anni di chiusura per lavori di riallestimento e di adeguamento impianti, permise a Giancarlo, già malato, di vedere il “suo” dinosauro nel nuovo percorso e di intrattenersi per un ultima volta, come amava fare lui, con i giovani visitatori, per raccontare loro aneddoti e avventure.
Oggi la prima sala del Museo di Storia Naturale di Venezia divenuto, con i suoi 80.000 visitatori annui, uno dei più visitati in laguna – una sala di grande effetto scenico, portale d’accesso alla sezione paleontologica - è dedicata proprio alla spedizione che Giancarlo Ligabue organizzò nel deserto del Ténéré e ai due giganteschi, straordinari reperti che hanno resa famosa quell’avventura, celebrata dalla stampa internazionale e di tutto il mondo. Quindi, nella sezione del Museo dedicata agli “esploratori veneziani, racconti di viaggi, ricerche e spedizioni”, la figure di Giancarlo è ricordata in un’apposita sala, accanto a grandi protagonisti delle ricerche di fine Ottocento-inizi Novecento, come Giovanni Miani e Giuseppe de Reali.