03 Maggio 2022

Monet

di Redazione Cralt Magazine
Capolavori dal Musée Marmottan di Parigi - Palazzo Ducale di Genova

Avvicinarsi all'arte, farvi avvicinare all'arte per meglio dire, è una delle mission culturali di cui il Cralt va sermpre più fiero. Il nostro circolo, sia a livello nazionale che territoriale, cerca costantemente di proporre ai soci occasioni per arricchire il proprio bagaglio culturale con grande adesione degli stessi.

La pittura, classica o contemporanea, sono la chiave espressiva che maggiormente affascina tutti e quando si viene stimolati da 'esposizioni' concepite bene e realizzate meglio è davvero molto appagante incamminarsi nei corridoi e nelle sale di un museo  o di una galleria.

Questa mostra monografica su Monet è senza dubbio ad altissimi livelli di espressività artistica.

Tutti provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, i 50 capolavori in mostra rappresentano alcune delle punte di diamante della produzione artistica di Monet e raccontano l’intera parabola artistica del Maestro impressionista, letta attraverso le opere a cui Monet teneva di più, le “sue” opere, quelle che l’artista ha conservato gelosamente nella sua casa di Giverny fino alla morte, quelle da cui non ha mai voluto separarsi.

L’eccezionalità di questa mostra risiede nell’amore e nell’intimità che emanano le opere esposte, allestite in maniera del tutto inedita e suggestiva nelle varie sale del Munizioniere di Palazzo Ducale, luogo pieno di fascino che consentirà un viaggio del tutto nuovo nel mondo di Monet.

Sebbene trascorresse molto del suo tempo a Parigi e viaggiasse molto in Francia e all'estero, Monet preferì la campagna e visse per più di cinquant’anni lungo la Senna, accrescendo sempre più il suo interesse per il giardinaggio, per le aiuole che allietavano le sue prime case ad Argenteuil e per i suoi magnifici giardini a Giverny.

Come in un onirico giardino lussureggiante, appositamente creato, ci saranno opere come le sue amatissime e iconiche Ninfee (1916-1919 ca.), Iris (1924-1925 ca.), Emerocallidi (1914-1917 ca.), Salice piangente (1918-1919 ca.), le varie versioni de Il ponte giapponese e la sua ultima e magica opera Le rose (1925-1926 ca.). Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, viali di rose e solitari ponticelli giapponesi dai colori impalpabili fanno da cornice a una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo, variazione di luce, tempo o stagione.

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foto tratta da: https://palazzoducale.genova.it/