15 Febbraio 2018

Mal'Aria, il rapporto di Legambiente sulla qualità dell'aria

di Redazione Cralt Magazine
Non servono interventi tampone ma interventi strutturali su mobilità, efficientamento energetico, industria 

Anche nel 2018 il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità dell'aria nelle città capoluogo d'Italia fotografa la situazione di un'aria sempre più irrespirabile: sono 39 le città italiane fuorilegge con livelli di Pm10 alle stelle. La situazione più critica in Pianura Padana e in generale nelle città del nord, ma nemmeno in Umbria va tanto bene, a Terni in particolare.

Dal report Mal'aria emerge che, nel 2017 in ben 39 capoluoghi di provincia italiani è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo.

Le prime posizioni della classifica sono tutte appannaggio delle città del nord (Frosinone è la prima del Centro/Sud, al nono posto), a causa delle condizioni climatiche che hanno riacutizzato l'emergenza nelle città dell'area del bacino padano.

"Come ripetiamo da anni – commenta Gianni Di Mattia di Legambiente Umbria - le vere azioni efficaci sono quelle estese, ragionate e strutturali che si incentrano sul disincentivo all'utilizzo dei mezzi alimentati a carburanti fossili per muoversi in città, favorendo la mobilità ciclopedonale e l'uso dei mezzi pubblici, e che realizzano campagne di efficientamento edilizio ed impiantistico degli edifici, unito a una stringente verifica e sollecitazione per l'uso di tecnologie a basso impatto e a bassi consumi per l'industria e il terziario. A Terni in particolare serve anche una significativa assunzione di responsabilità da parte del settore industriale nel fare la propria parte per migliorare le emissioni che contribuiscono in modo significativo a rendere irrespirabile l'aria. Tutti interventi che in Umbria non sono ancora stati messi in campo in maniera organica e convinta".

"Certamente per politiche come queste servono risorse, competenze e serve coraggio (disincentivare l'uso dell'auto ad esempio vuol dire anche creare malumori da parte di chi non è disposto a rinunciarvi) – conclude Gianni Di Mattia - ma sono necessarie e doverose e siamo già in grave ritardo nell'attuarle e sono ormai molti cittadini disposti a cambiare le proprie abitudini pur di difendere la qualità dell'aria che respirano".