02 Aprile 2016

La casina delle Civette di Villa Torlonia

di Redazione Cralt Magazine
Ideata nel 1840 da Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia, si presentava in origine come un manufatto dall'aspetto rustico.

La Casina delle Civette, dimora del principe Giovanni Torlonia jr. fino al 1938, oggi è il risultato di una serie di trasformazioni e aggiunte apportate alla ottocentesca Capanna Svizzera che, collocata ai bordi del parco e nascosta da una collinetta artificiale, costituiva in origine un luogo di evasione rispetto all'ufficialità della residenza principale

Ideata nel 1840 da Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia, si presentava in origine come un manufatto dall'aspetto rustico.

Già dal 1908, la Capanna Svizzera cominciò a subire una progressiva e radicale trasformazione per volere del nipote di Alessandro, Giovanni Torlonia jr., assumendo l’aspetto e la denominazione di "Villaggio Medioevale"; i lavori furono diretti dall'architetto Enrico Gennari e il piccolo edificio divenne una raffinata residenza con grandi finestre, loggette, porticati, torrette, con decorazioni a maioliche e vetrate colorate.
Dal 1916 l'edificio cominciò ad essere denominato "Villino delle Civette" per la presenza della vetrata con due civette stilizzate tra tralci d’edera, eseguita da Duilio Cambellotti già nel 1914, e per il ricorrere quasi ossessivo del tema della civetta nelle decorazioni e nel mobilio, voluto dal principe Giovanni, uomo scontroso e amante dei simboli esoterici.
Nel 1917 l’architetto Vincenzo Fasolo aggiunse le strutture del fronte meridionale della Casina, elaborando un fantasioso apparato decorativo in stile Liberty.

I due edifici di cui consta oggi il complesso architettonico, il villino principale e la dipendenza, collegati tra loro da una piccola galleria in legno e da un passaggio sotterraneo, nulla o quasi hanno a che fare con il romantico rifugio di sapore alpestre ideato nell'Ottocento dallo Jappelli, se non per le strutture murarie dei due corpi di fabbrica principali disposti ad "L", per l'impronta volutamente rustica, per l'uso dei diversi materiali costruttivi lasciati a vista e per la copertura a falde inclinate.

Gli spazi interni, disposti su due livelli, sono tutti particolarmente curati nelle opere di finitura; decorazioni pittoriche, stucchi, mosaici, maioliche policrome, legni intarsiati, ferri battuti, stoffe parietali, sculture in marmo mostrano la particolare attenzione del principe per il comfort abitativo.

Tra le tante decorazioni la presenza delle vetrate è così prevalente da costituire la cifra distintiva dell'edificio: le vetrate vengono tutte installate tra il 1908 e il 1930 e costituiscono un "unicum" nel panorama artistico internazionale.

L'incendio del 1991 ha aggravato le condizioni di degrado della Casina, unitamente a furti e vandalismi. L'immagine odierna della Casina delle Civette è il risultato di un lungo, paziente e meticoloso lavoro di restauro, eseguito dal 1992 al 1997, che, con quanto ancora conservato e sulla base delle numerose fonti documentarie, ha permesso la restituzione alla città di uno dei più singolari e interessanti manufatti dei primi anni del secolo scorso.

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