03 Settembre 2020

L’Adieu des glaciers: ricerca fotografica e scientifica

di Redazione Cralt Magazine
Il progetto si sviluppa nell’arco di quattro anni, uno per ciascuna realtà fisica e culturale connotativa della piccola regione alpina

Un viaggio iconografico e scientifico tra i ghiacciai dei principali Quattromila della Valle d’Aosta per raccontare la storia delle loro trasformazioni. E’ questo il cuore del progetto L’Adieu des glaciers: ricerca fotografica e scientifica, prodotto dal Forte di Bard, che si traduce in un approfondito lavoro di studio attorno al Monte Rosa, al Cervino, al Gran Paradiso e al Monte Bianco. Il progetto si sviluppa nell’arco di quattro anni, uno per ciascuna realtà fisica e culturale connotativa della piccola regione alpina. Coinvolti nella realizzazione numerosi enti ed istituzioni. Prima tappa di questo tour sarà il massiccio del Monte Rosa. Nel 2021 sarà la volta del Cervino, nel 2022 toccherà al Gran Paradiso per concludere nel 2023, con il Monte Bianco.

Per la mostra Il Monte Rosa: ricerca fotografica e scientifica, che sarà aperta al pubblico nelle sale delle Cannoniere dal 1° agosto 2020 al 6 gennaio 2021, il Forte di Bard si è affidato per la cura degli aspetti fotografici a Enrico Peyrot, fotografo e ricercatore storico-fotografico e, per la cura degli aspetti scientifici, a Michele Freppaz, professore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino. L’apporto dei contenuti scientifici è stato condotto in  collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano, la Cabina di Regia dei Ghiacciai Valdostani, la Fondazione Montagna Sicura, l'Arpa Valle d'Aosta, l’Archivio Scientifico e Tecnologico Università Torino (Astut), il Centro Interdipartimentale sui rischi naturali in ambiente montano e collinare, il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino e con il professor Marco Giardino, segretario generale del Comitato Glaciologico Italiano e il professor Piergiorgio Montarolo, direttore dell’Istituto Scientifico Angelo Mosso.

«Crediamo profondamente che il Forte di Bard debba diventare il luogo in cui la ricerca e le tematiche che a vario titolo ruotano attorno alla montagna, si incontrano per trovare una  originale espressione anche attraverso la declinazione delle arti - spiega la Presidente del Forte di Bard, Ornella Badery -. Le prospettive per il Forte di Bard sono di essere un vero e proprio laboratorio di analisi delle trasformazioni climatiche, ambientali e antropiche in atto sulle  principali aree d’alta quota  della Valle. Il progetto si tradurrà in quattro grandi mostre e in occasioni di incontro e approfondimento aperti al territorio, al mondo scientifico e artistico, e al grande pubblico oltre che alle scuole. Un progetto complesso, frutto di un lavoro di squadra tra studiosi ed esperti, che consente al Forte di recuperare la sua originaria vocazione di centro internazionale di studio e interpretazione sulla montagna».

La mostra Il Monte Rosa: ricerca fotografica e scientifica, che gode del patrocinio della FAO-Mountain Partnership, presenta 100 opere fotografiche connotative di documentazioni scientifiche e/o artistiche. Un dialogo iconografico nel sedimento della cultura fotografica alpina, carico di suggestioni tra passato e presente. L’identità glaciale del Monte Rosa viene presentata attraverso un corpus di fotografie inedite che raffigurano ambienti naturali e antropizzati, contesti e sodalizi storico-culturali, imprese scientifiche.

Il progetto si avvale di opere di autorevoli autori e selezionate fotografie realizzate nel corso degli ultimi 150 anni e attualmente collezionate presso Enti pubblici, Università, Centri di ricerca, Associazioni, Fondazioni e privati. L’esposizione offre l’opportunità di apprezzare la qualità materico-fotografica delle stampe sia storiche che contemporanee, frutto di specifiche procedure, strumentazioni e materiali messi in opera - in ripresa - nelle alte valli che nascono dal Monte Rosa.

«Il duplice binario scientifico e fotografico della mostra descrive il fascino degli ambienti glaciali, unici e straordinari, ma anche la loro estrema fragilità – evidenzia il Direttore del Forte di Bard, Maria Cristina Ronc -. L’osservazione che ci siamo posti e che proponiamo all’attento pubblico del Forte attraverso un panorama di immagini straordinarie e inedite, è una riflessione tramite la bellezza sullo scenario fisico e naturale di un mondo che cambia, si depaupera dei suoi elementi fondanti per l’arco alpino e che presuppone un’umanità senza mondo rispetto al principio di sentirsi “a casa propria nel mondo”. E’ stato un appassionante e complesso lavoro di ricerca, condotto anche nel recupero dell’altrettanto fragile patrimonio fotografico».

I ghiacciai rispondono in modo diretto e rapido al cambiamento climatico modificando la propria massa e le proprie caratteristiche morfologiche e dinamiche: progressivo arretramento delle fronti glaciali, incremento delle zone crepacciate, formazione di depressioni e di laghi sulla superficie, aumento dell’instabilità di seracchi pensili. Dal termine della Piccola Età Glaciale (fase di espansione dei ghiacciai Alpini protrattasi dal 1300 al 1850 circa), la superficie dei ghiacciai dell'arco alpino si è ridotta di circa 2/3. In 30 anni (dagli anni ’80 ad oggi) la superficie dei ghiacciai italiani si è ridotta del 40%, mentre il numero dei ghiacciai è aumentato a causa dell’intensa frammentazione dei ghiacciai più grandi che riducendosi si dividono in singoli ghiacciai più piccoli. Monitorare le variazioni glaciali, consente da un lato di documentare l’impatto dei cambiamenti climatici e dall’altro di valutarne gli effetti sul territorio, con particolare attenzione agli elementi di fragilità che contraddistinguono le aree montane.

 

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