11 Giugno 2019

Il Guercino. Opere da quadrerie e collezioni del Seicento

di Redazione Cralt Magazine
La mostra Il Guercino. Opere da quadrerie e collezioni del Seicento porta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, fino al 30 giugno 2019, una selezione di 54 opere del grande pittore 

La mostra Il Guercino. Opere da quadrerie e collezioni del Seicento porta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, dal 5 aprile al 30 giugno 2019, una selezione di 54 opere del grande pittore centese, considerato uno dei massimi interpreti della pittura emiliana barocca. L’esposizione è organizzata dal Forte di Bard in collaborazione con il Polo Museale dell’Emilia Romagna e la Pinacoteca Nazionale di Bologna e curata da Elena Rossoni e Luisa Berretti.

Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) esercitò il proprio ascendente su un pubblico molto vasto grazie alla grande duttilità del suo pennello, capace di captare le più disparate suggestioni per fonderle in uno stile unico, riconoscibile e in costante evoluzione.

Nel corso della sua lunga vita realizzò numerose pale d’altare destinate a una fruizione pubblica all’interno di edifici religiosi, a partire dalle chiese di campagna della pianura centese sino alla basilica di San Pietro in Vaticano a Roma. L’artista fu però molto amato ed ebbe importanti commissioni anche da privati, che chiesero sue opere per arricchire le proprie collezioni e quadrerie. Il Libro dei conti dell’artista ci permette infatti di individuare importanti richieste da parte di ecclesiastici, regnanti e famiglie nobiliari. A questo secondo gruppo di dipinti è dedicata la mostra ospitata al Forte di Bard, mostra che molto potrà dire sia dell’attività dell’artista che della compagine collezionistica del secolo.

Tra queste opere, ora conservate sia in collezioni private che pubbliche, appaiono dipinti di grande innovazione figurativa, riferibili a diverse fasi della sua attività, dal vivo colorismo della fase giovanile alla maggiore compostezza classica delle opere tarde. Si tratta di una serie di dipinti di soggetto religioso, mitologico, letterario, di dimensioni variabili a seconda della destinazione all’interno delle quadrerie private dell’epoca.

Le commissioni, oltre che attraverso i dipinti, saranno testimoniate in mostra anche da una significativa serie di stampe realizzate da incisori a lui vicini come Giovanni Battista Pasqualini. I disegni, che rimasero per la gran parte nel suo studio, costituiscono un’accezione particolare del Guercino privato, trattandosi soprattutto di opere che il pittore custodiva personalmente, sia per utilizzarle per creazioni proprie o degli allievi all’interno della propria bottega.

Biografia dell’artista

Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666)

Ritenuto uno degli artisti più rappresentativi della fase matura del Barocco, la sua abilità tecnica e l’originalità del tocco ebbero notevole influsso sull’evoluzione delle decorazioni nel XVII secolo. La produzione del Guercino, del tutto priva dalle pesantezze e opacità che intralciano alcuni artisti coevi, è caratterizzata da forti contrasti di luce e da ombreggiature ariose che, pur non divenendo mezzo per ottenere valori costruttivi come nel Caravaggio, creano una freschezza e una trasparenza caratteristiche.

Assimila, attraverso Dosso Dossi e Scarsellino, la lezione cromatica di Tiziano, che costituisce la vera premessa alla sua pittura di tocco, a grandi macchie liquide e luminose di colore. L’incontro a Bologna con Ludovico Carracci fu l’evento che allargò gli orizzonti dell’artista alla cultura più aggiornata del tempo, senza cancellare l’ispirazione comunque naturalistica che resta alla base della sua creazione. Lo stile largo e movimentato che si afferma a partire dal 1616 con la pala di Bruxelles con Madonna e Santi, culmina più tardi con la Vestizione di S. Guglielmo d'Aquitania (1620, Pinacoteca di Bologna), capolavoro da considerarsi già pienamente barocco.

Chiamato a Roma nel 1621 da Papa Gregorio XV, decorò una sala del Casino Ludovisi con l’Aurora, sviluppando una linea naturalistica quasi caravaggesca, soprattutto nella realizzazione delle figure, illusionisticamente narrativa. Rientrato a Bologna, la sua pittura si rivolse a un pacato classicismo, sotto l’influsso di Guido Reni, dal quale ereditò il ruolo di caposcuola della pittura bolognese della seconda metà del Seicento.

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