Fino al 21 luglio 2025 la storica Fortezza Firmafede di Sarzana ospiterà la mostra “Giorgio de Chirico. La Metafisica della creazione”, a cura di Lorenzo Canova.
Prodotta e organizzata dall’Associazione Metamorfosi, in collaborazione con il Comune di Sarzana e la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, l’esposizione presenta una selezione di cinquanta importanti opere, tra quadri, opere su carta e sculture provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma, che rappresentano in modo efficace la ricerca di uno dei maggiori pittori del Ventesimo secolo, che ha influenzato e continua a ispirare artisti delle giovani generazioni in tutto il mondo.
La mostra ripercorre gli ultimi dieci anni di vita di de Chirico e il suo legame con la complessa e versatile fase creativa della Neometafisica
Pittura, disegno, scultura e grafica, le opere in esposizione raccontano un periodo di intensa creatività dell’artista, in cui i suoi lavori non sono semplici ripetizioni del passato, ma rappresentano una nuova e brillante fase di ideazioni e rivelazioni
De Chirico reinterpreta il proprio periodo giovanile metafisico mescolandolo con le suggestioni dei lavori degli anni Venti e Trenta.
Il percorso espositivo si concentra in particolare sulle litografie nate dalla preziosa collaborazione tra de Chirico e lo stampatore Alberto Caprini, un sodalizio da cui ha avuto origine un corpus grafico straordinario, espressione della piena maturità creativa del periodo neometafisico.
Grazie a questo legame de Chirico ha potuto esplorare con libertà il passaggio dal disegno alla stampa, rielaborando con rigore e finezza le sue iconografie più celebri.
Infatti, con l’indipendenza del maestro che ormai può giocare al grande gioco dell’arte, mescola le varianti stilistiche dei suoi diversi periodi e le intreccia in un sapiente e coerente insieme di accostamenti e di variazioni, dove una visione più “classica” si alterna a certe deformazioni espressive tipiche delle opere degli anni Venti a Parigi, riprese proprio nel periodo neometafisico.In questa ricerca artistica de Chirico da quindi una nuova vita alle sue creazioni: la celebre figura che l’artista chiama il “Trovatore”, una delle più interessanti varianti sul tema dei “manichini”, viene reinterpreta in diverse litografie presenti in mostra, come una prima versione con manto del blu di “Il Trovatore” del 1969, o “Il Trovatore con lo spadino” del 1975. L’opera “L’Architetto metafisico” del 1970, invece, è un richiamo alla figura del “Vaticinatore”, mentre “Il riposo di Arianna” (1969) ha come protagonista Arianna, figura mitologica femminile simbolo dell’abbandono, e presente in molte opere passate dell’artista, dove la donna appare sempre sola e distesa.
In esposizione anche due litografie del 1969 dedicate al “sole nero”, “Sole spento e luna crescente” e “Sole sul tempio”, simbolo di un’antica malinconia, legato al tema dei soli spenti che l’artista sviluppò a partire dagli anni Trenta.
Presenti in mostra anche alcuni dei dipinti più importanti della produzione artistica di de Chirico a partire da fine anni Sessanta, come “L’Astrologo”, un olio su tela del 1970, e “Il Contemplatore” del 1976 e alcune sculture.
Giorgio de Chirico, infatti, ha coltivato un interesse profondo e costante per la scultura, una passione già evidente nei suoi primi dipinti metafisici, dove le statue assumono un ruolo centrale, conferendo alle composizioni un’aura enigmatica e sospesa.
Nel corso dei decenni, il suo rapporto con la scultura si è progressivamente evoluto, portandolo alla realizzazione di autentiche opere plastiche. Questo percorso è culminato nella straordinaria produzione degli anni Sessanta e Settanta, periodo in cui ha dato vita a una serie di sculture di grande importanza, come i bronzi “Gli Archeologi (Oreste e Pilade)”del 1966 e “Le muse inquietanti”(1968) in esposizione a Sarzana.