23 Luglio 2021

Genova Medioevale

di Andrea Somigli
Spunti “on line” con l’Associazione Genova Cultura

Il Collegio Territoriale Toscana e Liguria si vanta di essere l’unico, fra i dodici del Cralt, ad avere all’interno dei propri confini di riferimento ben due storiche Repubbliche Marinare: Pisa e Genova.

Nella tarda primavera del secondo anno pandemico, il Circolo ha voluto approfondire le origini medioevali di Genova e al tempo stesso avviare una nuova collaborazione con un fornitore specializzato come l’associazione Genova Cultura, che si occupa di attrarre pubblici diversi e territori nuovi. Uno spazio che, normalmente, offre all’interno della propria sede, ubicata nel cuore della città e presso alcune sale di palazzi storici genovesi, ma che stavolta ha colto nell’opportunità “on line” la possibilità di offrire il servizio non solo ai Genovesi ma anche al resto dei soci in un periodo di limitata mobilità.

Per descrivere Genova sono state usate tante parole ma forse la più significativa è stata quella di Francesco Petrarca: la Superba, per indicare una città imponente, ma anche altera e orgogliosa.  Con il suo centro storico medievale più esteso di Europa, Genova è una città misteriosa, ricca di contrasti e bellezze da scoprire un po’ per volta. Il Medioevo fu un’epoca fondamentale per l’espansione del potere della città, lo splendore e la magnificenza tra il Cinquecento ed il Seicento – il così detto “secolo d’oro”, momento in cui la superba fu il cuore finanziario del Mediterraneo – affondano le proprie radici proprio nei secoli precedenti. L’estesa superfice della città medievale, costruita dentro le mura del IX secolo e poi ancora in quelle del XII, coincide con la parte più antica ed affascinante dell’attuale centro storico di Genova. Strade, piazzette e carruggi rispecchiano la città costruita tra il 1130 ed il 1300 da una consociazione di famiglie che, in un territorio povero di risorse naturali, fin dal secolo precedente avevano deciso di investire nel traffico mercantile di prodotti pregiati percorrendo a lungo le rotte marittime e terrestri.

Per darvi l’entità del progressivo sviluppo basti dire che a Genova si sono succedute ben sei Cinte Murarie, comprese fra i due fiumi il Polcevera ed il Bisagno che ne delimitavano i confini rispettivamente a Ponente ed a Levante; oltre solo campi lavorati, case coloniche, edifici religiosi ed antichi Spitali. Le mura sono costruite a difesa delle incursioni nemiche terrestri, mentre il porto, che sorge in un golfo a forma di conchiglia, sfrutta la sua fattezza per difesa naturale.

Al vertice di ponente sul promontorio di Capo di Faro è posta la Lanterna, simbolo indiscusso della città di notevole imponenza per il periodo. Con i suoi 77 metri di altezza, è il faro più alto del Mediterraneo, secondo in Europa, ma se si considera pure lo scoglio sottostante l’altezza sfiora i 120 metri. L’attuale costruzione risale al 1543, ma fin dal XII secolo esisteva una torre di struttura simile, nata come torre di guardia per annunciare l’arrivo di imbarcazioni sospette e divenuta nel tempo anche faro, sulla cui sommità si bruciavano fascine di erica scoparia (“brugo”) e ginestra (“brusca”) raccolte nelle vicine colline, per segnalare ai naviganti l’accesso al porto. Nel 1326 vi si installò la prima lanterna ad olio di oliva, la cui luce era concentrata in un fascio grazie a cristalli trasparenti prodotti da maestri vetrai liguri e veneziani. Fornisce le sue funzioni di faro ancora oggi; quello attuale, gestito dalla Marina Militare, emette dalle proprie ottiche un fascio di luce molto profondo, una portata di 25 miglia nautiche a pieno supporto della navigazione marittima. Oggi, nonostante lo sky line moderno e profondamento modificato, si staglia ancora nel panorama del golfo con in bella e regale evidenza il simbolo della città, lo stemma con la croce di San Giorgio che venne dipinto nel 1340 alla sommità della torre inferiore per identificarla con la città.

La bandiera di San Giorgio era solitamente usata dalle navi della Repubblica di Genova e si dice che avesse un potere salvifico per i naviganti in quanto vessillo sotto protezione del Papa. Tanto è che gli Inglesi, per un periodo ne chiesero l’uso per difendere la propria flotta, in cambio di un tributo annuale (ma a Wembley però non ha funzionato forse perché da tanto tempo non lo pagano più); il 23 aprile di ogni anno si festeggia la giornata della bandiera. Le navi portavano gli stessi colori bianco rossi, come non ricordare le tipiche Galee imbarcazioni piccole e veloci che mischiavano la forza del vento a quella dei rematori; si dice incutessero molto timore alle imbarcazioni di pirati e saraceni. Erano costruite nella darsena delle Galee di Galata, utilizzando il legno degli alberi delle montagne vicine; la Liguria si sa ha un entroterra molto verde e boscoso.

Il centro medioevale si estende da piazza Caricamento (al porto antico) fino alla Cattedrale di San Lorenzo, il collegato Palazzo del Vescovo e quello del Doge (più noto oggi come Palazzo Ducale). Quest’ultimo costruito su tre lati si affaccia sull’attuale Piazza De Ferrari, una delle cartoline di Genova, dall’altra parte arriva fino alla cattedrale. Li si concentra la vita cittadina, vi sorgono i luoghi di culto ed i centri di potere politico e religioso. Le famiglie nobili Genovesi (Doria, Grimaldi, Fieschi, Cybo, Lomellini per citarne alcune) vedevano crescere i loro palazzi intorno a piccole piazze consortili dove sempre sorgeva pure una chiesa o un chiostro. Per il resto lo spazio è assai ridotto per le dimensioni che la città va assumendo, le vie sono strette e le case torri prosperano in altezza al crescere della numerosità delle famiglie che le abitano. Non pensate ai colori che oggi valorizzano le facciate esposte a mare tipiche dei borghi Liguri, a quel tempo il colore preminente era il grigio, non si usavano i mattoni ma calcare e materiali delle cave vicine; i tetti erano di ardesia della vicina Lavagna. Le chiese e gli edifici di culto, ma anche qualche palazzo signorile nel corso del tempo, subendo molto l’influsso architettonico delle colonie, saranno poi costruite con marmi alternati bianche e verdi che ancora oggi contraddistinguono il profilo genovese.

Le porte di accesso alla città (sono molte) avevano una doppia estetica, aggressiva per chi arriva dall’esterno, meno dure ed accoglienti nel lato rivolto internamente la città. Ne è un esempio Porta Soprana con le Torri di S. Andrea e la casa di Cristoforo Colombo. Purtroppo, oggi molte case torri e parte delle mura non esistono più anche per i danni subiti durante la Seconda guerra mondiale. La città fu soggetta a ripetuti cannoneggiamenti dal mare dalla flotta inglese che poteva sparare indisturbata tenendosi oltre la massima distanza di tiro delle batterie costiere. Il bombardamento provocò danni ingenti soprattutto nella zona di piazza Colombo e del Centro Storico ma vennero colpite anche alcune navi in Porto. La Cattedrale di San Lorenzo conserva addirittura un ordigno di calibro 381 mm, inesploso, lanciato da una nave inglese nel febbraio del 1941; la bomba penetrò all’interno del tetto finendo sul pavimento della navata dove è ancora esposta in bella mostra a imperituro ricordo del “miracolo” che salvò la chiesa da distruzione certa.

(La vicenda è nota ad ogni buon genovese e piuttosto conosciuta anche lontano dalla Lanterna ma in pochi sanno che quella conservata nella cattedrale non sarebbe la vera bomba piovuta dal cielo ma una copia fedele prodotta dalla stessa “casa produttrice” dell’originale: l’Ansaldo di Genova. L’ordigno vero e proprio, essendo carico di esplosivo, sarebbe stato trasferito dal genio artificieri su un battello e poi fatta esplodere in mare.
A stupire anche il particolare che vuole che la bomba sia stata fabbricata proprio a Genova, negli stabilimenti della Ansaldo che l’aveva consegnata alla Marina Inglese proprio poco tempo prima dello scoppio della Guerra).

Anche di Porta di Vacca avrete sentito parlare, consente l’accesso a quella zona tanto cara a De Andrè, via del Campo, Via Pre; fuori porta i campi degli arcieri. Nella parte della città più vicina al mare le case ponevano al piano terra i magazzini dove si conservava il pesce sotto sale e gli attrezzi del mestiere. Genova difesa su tre lati aveva un solo pericolo il Libeccio, quando soffiava Piazza Caricamento era praticamente invasa dall’acqua che arrivava fino ai portici e alle strutture di Sottoripa dove c’era la vera vita del porto collegata all’interno con i famosi stretti vicoli i carruggi. Anche il porto oggi è completamente cambiato ma ne mantiene la morfologia originale. Al centro della piazza sorge il Palazzo di San Giorgio, iniziato nel 1260, è il palazzo del Capitano del Popolo a fianco si ormeggiano le navi e li si pagano le tasse, si vive la attività del porto è sede del Consorzio autonomo; fu ampliato nel 1500 e nella parte anteriore conserva ancora oggi una importante iconografia di San Giorgio ed il Drago. Sede del Banco di San Giorgio, ospitò i personaggi più rappresentativi ed importanti della città oggi raffigurati in statue dorate sulla facciata. Fu anche prigione di Marco Polo.

Per un articolo riassuntivo forse sono andato lungo, ma è comunque assai riduttivo, per descrivere Genova; certamente l’apprezzamento personale per la lezione deriva dalla mia ventennale frequentazione della città che mi ha consentito di collocare meglio nello spazio e nel tempo i tanti luoghi citati. Alla prossima.

Attività correlate: