15 Febbraio 2016

L'ayurveda, medicina antica tra mitologia e scienza

di Redazione Cralt Magazine
L'ayurveda si occupa del benessere delle personenel loro aspetto fisico, psichico e spirituale e si occupa delle patologie tanto quanto dello stato di salute normale
Cominciamo subito sgombrando il campo dagli equivoci e fissando il concetto che essa altro non è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dall'antichità e che è diffusa e ben integrata ancora oggi nel sistema sanitario nazionale indiano con diversi ospedali ayurvedici presenti in tutto il paese.

Ancora non c'è alcuna prova scientifica che l'ayurveda sia efficace per il trattamento di una qualsiasi malattia, anzi, preoccupazione è stata espressa in relazione ai prodotti ayurvedici: diversi studi negli USA mostrano come circa il 20% dei rimedi farmaceutici ayurvedici prodotti in USA e in India contengano metalli pesanti come piombo, mercurio e arsenico ad un livello tossico per l'uomo.
L'ayurveda si occupa del benessere delle persone, nel loro aspetto fisico, psichico e spirituale e si occupa delle patologie tanto quanto dello stato di salute normale. Lo scopo finale è quello di aiutare le persone malate a curarsi, e le persone sane a mantenere il proprio benessere e prevenire le malattie.
I principi medicinali utilizzati sono, in genere, minerali, metalli purificati e combinati con acidi fulvici ed erbe, in forma di polveri, pastiglie, infusi.
Etimologicamente, Ayurveda è una parola composta da ayur, che ha come significato durata della vita o longevità e veda che può essere resa come conoscenza rivelata. E’ un sistema medico molto vasto e complesso comprendente aspetti di prevenzione, oltre che di cura, che permetterebbero, se applicati rigorosamente, di vivere più a lungo, migliorare la propria salute e rispettare il proprio corpo.
Le origini dell'ayurveda sono intrise della ricca mitologia indiana. Si ritiene da più parti, infatti, che l'ayurveda, la "scienza della durata della vita", risalga a Brahma, creatore dell'universo. Il corpo fisico è pervaso da tre dosha (energie vitali) in proporzioni diverse. Questi determinano tramite il loro stato di equilibrio o squilibrio rispetto alla costituzione individuale (prakriti) lo stato di benessere o malattia dell'individuo. Ogni dosha è composto da due elementi (panca-mahabhutani) ed ha determinate qualità (guna) che li caratterizzano.
I dosha consentono di classificare le tendenze psicofisiche presenti nel corpo e le disfunzioni che ne possono derivare. Secondo l'ayurveda le patologie nascono quando si vengono a creare degli squilibri nei dosha (vikriti); l'individuazione degli squilibri in un dosha, corrispondente alla diagnosi, conducono a trovare i rimedi per ristabilirne lo stato di equilibrio individuale (prakriti) e quindi la guarigione. Le principali cause di squilibrio dei dosha sono tre: il prajna-aparadha, ovvero l'errore dell'intelletto che si concretizza nel ripetere azioni, tenere atteggiamenti che, pur sapendo intrinsecamente sbagliati, vengono perpetuati in nome di desideri o pulsioni materiali; il kala-parinama, ovvero le oscillazioni dei dosha all'interno del giorno, delle stagioni e della vita; l'asatmyendriyartha-samyoga, ovvero l'errato uso dei sensi, intendendo con questo un uso improprio in eccesso o difetto dei sensi.
Nella medicina ayurvedica è presente la pratica di aggiungere metalli (Rasa shastra) ai composti farmaceutici, ma tali metalli tuttavia possono avere natura tossica per l'uomo come ad esempio il piombo, l'arsenico, il mercurio. Coloro che credono nella medicina ayurvedica ritengono che la tossicità di questi metalli sia ridotta attraverso i processi di purificazione come il samskaras o lo shodhanas.
Tutte le tradizioni ammettono l’esistenza di un principio superiore, chiamato diversamente a seconda dei luoghi, se escludiamo il nome si tratta della stessa identica cosa, sia se ci riferiamo al samadhi dello yoga o al nirvana del buddhismo, sia se parliamo di illuminazione, piuttosto che di rinascita nel Regno dei Cieli, parliamo della stessa identica condizione, che ha come presupposto l’aver realizzato se stessi come anima.

La realizzazione della pace interiore o esteriore non la si conquista basandosi solo su ciò che le varie religioni richiamano come etica o morale, la condizione di pace sia interiore che esteriore, si manifesta attraverso la nostra coscienza, solo quando cesseremo di produrre sofferenza, a noi e agli altri, eliminando dal nostro essere ogni capacità di danneggiare la vita.