26 Maggio 2020

Un punto dietro l'altro

di Redazione Cralt Magazine
CraltMagazine appoggia la campagna #IoRestoaCasa con la Fondazione Musei Civici di Venezia e altre realtà museali italiane. Se non potete venire nei musei, sono i musei a venire da voi. Ogni giorno una storia, un gioco, un'opera, non per consolazione ma perché l'arte è vita e la vita è, anche, arte

Se c'è una storia che lega le donne alle arti veneziane, è quella del merletto. Le donne che per secoli l'hanno creato manovrando aghi e fuselli e quelle che ne hanno saputo fare una risorsa per le donne e per le isole della laguna. Donne di pescatori che in casa o in riva hanno creato pizzi e merletti indossati da patrizi e regnanti, inventato punti diventati famosi e invidiati nel mondo, generato un'economia fondamentale per le aree più deboli della laguna, Pellestrina, Burano, e per le più deboli genti.

Una dogaressa, Morosina Morosini, moglie del doge Marino Grimani, fece aprire negli ultimi anni del Cinquecento un laboratorio di merletto a Venezia, dove si concentrarono 130 merlettaie. Oltre a queste c'erano le tante lavoranti in proprio di questa arte, ed economia, domestica e familiare, in cui eccellevano anche dame dell'aristocrazia, e le bambine e fanciulle che crescevano negli istituti di carità, alle quali si forniva così uno strumento di sussistenza. Il merletto è sempre più richiesto nell'abbigliamento, nell'arredo e nel corredo, Burano è eccellenza.
Già dal Cinquecento si sviluppa anche un settore editoriale, non poteva mancare nella Venezia che eccelleva nella stampa come nelle altre arti, di Modellari, libri per merlettaie. Forme geometriche o fiorite, arabeschi, rosoni in forma di trine e pizzi, veli leggeri come nubi tessuti con punti fatti d'aria, per secoli decorano con estrema grazia gole e polsi femminili e maschili, culle degli infanti, volti delle spose, dimore dei patrizi.

Il merletto ad ago, con i suoi punto Buranopunto Venezia, eccelle nell'Europa del Seicento e del Settecento, dove viaggia seguendo le vie delle corti e del commercio delle arti veneziane, e piace soprattutto in Francia, dove complice anche l'arruolamento di alcune decine di merlettaie buranelle decollerà un'industria del pizzo capace di mettere in crisi la stessa Venezia. A questo si aggiungernno una sempre maggiore meccanizzazione della produzione di tessuti lavorati e la virata di fine Settecento verso stili e costumi più sobri: il merletto di Venezia attraversa l'Ottocento con molta stanchezza.

fonte: www.visitmuve.it  

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