Gli album dei disegni degli artisti difficilmente superano la storia integri, più spesso accade che siano smembrati da collezionisti, o anche dagli stessi artisti, per poter rivendere i fogli singoli. Il Gabinetto Disegni e Stampe dei Musei Civici ne conserva però tre che sono arrivati a noi così come sono stati confezionati, di altrettanti notevoli artisti: Giambattista Tiepolo, Pietro Longhi e Francesco Guardi. Non sono disegni finiti ma studi e schizzi funzionali al lavoro degli stessi artisti, e delle loro botteghe, raccolte di modelli ed esercizi, anche per questo sono rimasti intatti per secoli. Album corposi, composti nell'arco di molti anni di lavoro, quindi anche preziosa testimonianza dei processi creativi dei loro autori. Sono fatti, ovviamente, di carta.
La carta è stata per secoli il supporto di tutte le informazioni. Per secoli è stata fatta con gli stracci. La prima nota sulla sua fabbricazione è cinese e risale al secondo secolo d.c., a partire dal settimo secolo la produzione si è estesa al mondo arabo e da lì in Europa. Le prime cartiere di cui abbiamo notizia in Italia risalgono al 1200, sono già molte e attive, in zone con l'acqua corrente dei fiumi, vicine a porti che permettano il commercio. La Liguria, Fabriano, la Repubblica Serenissima che poteva contare sulle cartiere di Veneto e Friuli, già veri e propri distretti. Da metà Quattrocento con la stampa a caratteri mobili la produzione, il commercio e il consumo di carta (e l'editoria veneziana) aumentano esponenzialmente. E così il fabbisogno di stracci. Gli strazzeri, gli strazzaroli, li raccolgono, l'esportazione è proibita, le cartiere hanno "privilegio di raccolta" per garantirsi il fabbisogno. Che è in continua crescita, con contrabbando e politiche commerciali non sempre azzeccate che lo rendono sempre più difficoltoso, nel Seicento il settore è i crisi, anche nella Serenissima, per la concorrenza di olandesi e francesi e per la peste del 1630, quando gli stracci vengono bruciati perché contaminati. Nel Settecento la ripresa: Venezia ha 12 distretti cartari nella Repubblica, da Bergamo e Brescia a Padova, Verona, Bassano, Belluno, Treviso, Pordenone, che esportano in Europa, e verso Levante.
Gli strazzi sono divisi per qualità e colore e macerati e impastati con colla animale, le carte sono filigranate con il marchio della cartiera, e della provenienza, per Venezia è "Tre Lune", e hanno diverse denominazioni per grandezze e qualità: Imperiale, Sottoimperiale, Reale, Mezzana, Trelune, ci sono carte da stampa, Leone, Tre cappelli, carte da scriver, ordinarie, fini, veline, lucide, da registro, per imballaggio. Alcune sono colorate, bigie, verdi, rosse, indaco. La carta azzurra è usata dagli artisti veneti e veneziani, nel centro italia è più diffusa quella chiara.
Gli album di Tiepolo, Longhi e Guardi sono stati recentemente restaurati e esposti a Ca' Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano. Quello di Tiepolo è uno dei nuclei più importanti dei suoi disegni su carta azzurra, in prevalenza del corpo umano, i soggetti privilegiati di Longhi sono gli interni delle case del patriziato e la vita quotidiana dei veneziani in presa diretta, per Guardi lo è la città, con piccole inquadrature di Venezia e riprese dal vero di paesaggi, cortili, piccole figure al lavoro. L'album di Giambattista Tiepolo (Venezia 1696-Madrid 1770) fu donato al Museo Correr nel 1885 dal pittore triestino Giuseppe Lorenzo Gatteri, che lo acquistò in giovinezza, dopo aver studiato all'Accademia di Belle Arti a Venezia, non per collezionismo ma come supporto per la propria attività di artista. I due fondi di bottega di Pietro Longhi (Venezia 1701-1785) e Francesco Guardi (Venezia 1712-1793) furono invece acquistati da Teodoro Correr dai figli degli stessi artisti non molto tempo prima della sua morte, avvenuta nel 1830, quando il suo lascito alla città formò il primo nucleo dei Musei Civici.
Gli strazzi settecencenteschi erano a Venezia pregiati, anche perché molto sviluppata era l'industria di moda e abbigliamento, che i patrizi veneziani esigevano raffinata, e anche estrosa. In questo piccolo video di Palazzo Mocenigo, Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo si può ripercorrere la vestizione del gentiluomo e della gentildonna nel Settecento.