02 Marzo 2024

La Chiesa di Ognissanti a Firenze

di Andrea Somigli
La chiesa è dal 1561 sotto il patrocinio dei Frati Francescani, anche se quella primitiva fece parte di un complesso conventuale di metà del 1200 quando sulle rive dell’Arno

Più precisamente la Chiesa di San Salvatore in Ognissanti sede secondaria dei Frati Minori Francescani dopo quella di San Salvatore al Monte. Sta proprio in queste origini la scelta di inserirla nel percorso di visite primaverili del Circolo; proprio qui a metà del 1500 fu trasferito il saio che avrebbe indossato San Francesco quel giorno alla Verna in occasione del dono delle Stigmate, di cui quest’anno ricorre l’8oo° anniversario.

La chiesa è dal 1561 sotto il patrocinio dei Frati Francescani, anche se quella primitiva fece parte di un complesso conventuale di metà del 1200 quando sulle rive dell’Arno, fuori dalla cinta muraria di allora, arrivarono gli Umiliati una congregazione laica maschile e femminile di origine piemontese lombarda. Erano dediti alla perfezione evangelica ed alla povertà, ma soprattutto provvedevano al loro sostentamento con il lavoro; erano esperti nelle lavorazioni del vetro e della lana, in particolare la coloritura, che insegnavano ai residenti più umili trasferendosi nei quartieri più poveri delle città. Ad un passo dall’Arno insediarono il primo “distretto industriale”, se così lo possiamo definire, di Firenze: convento, case e botteghe crearono il borgo con la chiesa intitolata a “tutti i santi”. Per facilitare il loro lavoro con la lana costruirono la pescaia di Santa Rosa ed un articolata rete di canali contribuendo anche ad erigere il secondo ponte della città (il Ponte Nuovo, oggi alla Carraia) per raggiungere più velocemente i tiratoi posti sulla sponda opposta.

La chiesa ebbe così una crescita grazie anche al mecenatismo delle famiglie del quartiere che nel frattempo avevano raggiunto un buon livello economico sociale; molte costruiscono fanno costruire all’interno altari di famiglia. Dal 1400 la chiesa diventa patronato della famiglia Vespucci, quella del navigatore ma anche della bella Simonetta. Si raccolgono opere d’arte di straordinario pregio di Giotto e la sua scuola, Ghirlandaio, Taddeo Gaddi e del Botticelli anche lui abitante del quartiere.

Da metà del 1500 gli Umiliati iniziano ad essere guardati con sospetto dal Papa; le vicende narrano che uno di loro avesse, nel nord Italia, attentato alla vita di San Carlo Borromeo. Nel convento vengono perciò affiancati dai Frati Minori Francescani di San Miniato al Monte quasi come a controllarne l’operato e loro, capita la pressione, se andarono da Firenze.

La chiesa subì dunque una trasformazione con l’abolizione del tramezzo ma la salvaguardia di tutte le opere presenti anche se spostate rispetto alle posizioni originali. Il quartiere era oramai inserito nella nuova cerchia muraria, altre famiglie lo abitarono e la chiesa fu il loro riferimento ed i famosi della storia ebbero occasione più tardi di lasciare le loro tracce. Oggi infatti ospita le loro sepolture, anche se in qualche caso non precisamente attribuibili, di diverse nobili famiglie appunto i Vespucci e della bella Simonetta che ispirò Botticelli in alcune delle sue più importanti opere, le cui spoglie si ritiene siano qui nella tomba di famiglia. Ma anche la famiglia Filipepi, così come tante del quartiere deponeva i propri morti nella chiesa o nell’annesso piccolo cimitero, all’interno infatti possiamo trovare il luogo dove si presuppone fosse sepolto, Botticelli vicino alla sua musa.

E sempre a proposito di famiglie famose nel quartiere nel 1800 hanno il loro palazzo anche i Bonaparte che, alla morte della Regina Carolina nel 1839 erano già proscritti. Alla “chetichella” la sua salma fu trasportata dalla vicina casa, all’interno della chiesa in una retrostanza dietro la cappella Botticelli senza alcun segno evidente di riconoscimento. Solamente un tubo contenente il documento che ne attestava l’identità fu inserito nella sepoltura. Trent’anni dopo, con nuovamente un Bonaparte sul trono dell’Impero, Anna Murat fece costruire la cappella che di recente ha ritrovato un percorso di accessibilità.

Quindi dicevamo che le grandi famiglie hanno nel tempo lasciato preziose testimonianze raffinate attraverso i migliori artisti del tempo. Alcune sono oggi ospitate alla Galleria degli Uffizi e non solo, ma altre rimangono in bella evidenza in un percorso rinnovato e oramai annoverato fra quelle più apprezzate a Firenze. Ne abbiamo scelte alcune da proporre con le foto, sicuri di averne sacrificate altre di interesse pari o superiore. Una grande croce itinerante, cioè trasportabile, di Giotto, del primo quarto del 1300, oggi inserita nella cappella Gucci Dini, ma in origine posta con altre opere di Giotto sul tramezzo. Una terracotta policromata del 1420 circa di Nanni di Bartolo, scultore Donatelliano, raffigurante una Madonna con il Bambino; gli affreschi oggi contrapposti a metà navata di: Sant’Agostino opera commissionata dalla Famiglia Vespucci a Botticelli del 1480 e San Girolamo del Ghirlandaio; l’affresco che decora la sacrestia, una Crocefissione con Santi affidato a metà del 1300 a Taddeo Gaddi principale allievo fiorentino di Giotto.