Un importante dipinto di fine Quattrocento riscoperto nei depositi del Museo Correr di Venezia, oggetto di un lungo e complesso restauro, sostenuto dalla Fondazione G.E. Ghirardi Onlus, oggi restituito alla ammirazione del pubblico e alla possibilità di nuovi studi, approfondimenti, confronti:
in mostra per la prima volta in Villa Contarini - Fondazione G. E. Ghirardi a Piazzola sul Brenta - luogo natale di Andrea Mantegna - la Madonna col Bambino, San Giovannino e sei sante.
Un’opera misteriosa, pervasa dallo spirito delle grandi corti italiane del Rinascimento e che, soprattutto, reca la chiara 'l’impronta' del celebre pittore padovano.
Un dipinto riemerso dai depositi del Museo Correr di Venezia: una piccola e preziosa tavola bisognosa di urgente restauro, alterata dal tempo e con successive ridipinture che ne impedivano leggibilità e valutazione. Nonostante ciò, il conservatore del museo ha saputo cogliere, dai pochi tratti penetrabili della offuscata superficie, qualità pittoriche e compositive straordinariamente alte, con dettagli di raffinatissima qualità esecutiva. Sono così iniziati lo studio, l’indagine scientifica, anche con l’ausilio di sofisticate tecnologie. E poi il delicatissimo, complesso e lungo restauro, fino alla odierna restituzione della Madonna col Bambino, San Giovannino e sei sante.
Il primo dato intrigante è che la stessa, singolare, scena sacra tutta “al femminile” è pressoché identica a quella visibile di un dipinto oggi conservato nell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (USA), da sempre attribuito al grande Andrea Mantegna - ne reca la firma, anche se ritenuta non originale da alcuni studiosi- e già presente nelle celebri collezioni mantovane dei Gonzaga. Di tale somiglianza le indagini radiologiche e riflettografiche effettuate sul dipinto veneziano hanno dato chiara spiegazione “tecnica”, assolutamente inaspettata e sorprendente: il disegno, rilevato strumentalmente sotto al colore, delinea un tracciato pressoché perfettamente coincidente con il dipinto di Boston. Dunque, entrambi i dipinti sembrano essere stati realizzati a partire dallo stesso cartone, forato per trasferire a spolvero i punti guida del disegno sulle due tavole.
È conseguente ritenere che le due opere siano state realizzate dal medesimo atelier – indubbiamente quello mantovano di Andrea Mantegna - a breve distanza di tempo se non in contemporanea: due dipinti quasi del tutto identici, solo con qualche piccola ma significativa variante di dettaglio e colore. Altro dato essenziale emerso da analisi e restauro - ad aumentare ulteriormente il fascino del dipinto veneziano riscoperto – è che si tratta di un'opera incompiuta; ossia, dopo un accuratissimo processo creativo, certo lungo e faticoso, per una incognita ragione il pittore ha abbandonato l'opera ad un passo dal termine.
Ma i misteri non finiscono qui: le domande aperte riguardano anche chi ne fu il committente o, più verosimilmente, "la" committente (forse una illustre dama Gonzaga) e per quale contingente motivo avrebbe richiesto due dipinti uguali, per quali destinatari, quali significati celano l’attorniarsi alla Vergine e al Bambino Gesù di tante sante donne, alcune identificabili chiaramente, altre invece apparentemente anonime, ma vestite elegantemente alla moda di corte coeva al dipinto. E ancora: quale viaggio abbia fatto giungere in laguna il dipinto ora ritrovato, quali e quanti passaggi per finire nelle mani dell'insaziabile collezionista Teodoro Correr tra Sette e Ottocento.
L’evento espositivo L’impronta di Andrea Mantegna, promosso da Fondazione Musei Civici di Venezia e Fondazione G. E. Ghirardi con il sostegno del Comune di Venezie e Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna è l’occasione per rivelare al pubblico il misterioso, affascinantissimo dipinto e per tentare le prime risposte alle tante domande poste dalla sua particolarissima natura, materiale, artistica, iconografica. Infatti, accanto al dipinto, un ricco apparato didascalico, su pannelli e multimediale con monitor touch-screen, illustra al pubblico i dati più interessanti emersi dalle indagini e dal restauro, guidandoli nelle profondità della pittura.
Il visitatore potrà addentrarsi nelle prime ipotesi interpretative dei molteplici significati delle raffigurazioni: un affascinate percorso che, attorno alla corte mantovana dei Gonzaga, convoca alcune tra le più celebri figure del Rinascimento. Tra queste Isabella d’Este, tra le più probabili committenti per il singolare “doppio dipinto”, in momento storico – quello di fine Quattrocento – tra i più complessi difficili e nel contempo luminosi della storia d’Italia.
A Piazzola sul Brenta, il piccolo dipinto è offerto anche all'attenzione degli studiosi, che potranno tentare di scalfirne gli affascinanti segreti e, soprattutto, indagare la reale natura e misura della forte, personalissima ‘impronta’ che in esso ha lasciato il grande Mantegna: l’ideazione e il disegno, o anche l’esecuzione di sua mano?
Anche in attesa di tali “risposte”, la mostra-dossier rappresenta l’epilogo del primo atto di una appassionante vicenda che unisce scoperta, indagine, studio, conservazione, restituzione, valorizzazione. Tutto ciò è la parte essenziale dal lavoro quotidiano e della missione della Fondazione Musei Civici di Venezia, che in questa specialissima occasione ha trovato il sostegno di Fondazione G. E. Ghirardi, una realtà mirata alla condivisione della conoscenza e valorizzazione della storia del territorio, del patrimonio artistico, culturale, sociale: scommettendo sul progetto, sostenendo il restauro e questa prima esposizione, ha permesso di far riemergere quello si riconosce come un vero gioiello nascosto. Un’opera ritrovata di straordinaria suggestione, che ha molto, molto da raccontare; iniziando da Piazzola, prima del suo rientro, nel mese di ottobre, nella sua casa veneziana del Museo Correr.