29 Giugno 2016

Brexit: che succederà al turismo da e per il Regno Unito?

di Redazione Cralt Magazine
I britannici, va detto, si collocano al quarto posto tra i generatori di turismo outbound nel mondo
La domanda può avere un risvolto più scioccane se si pone a bruciapelo ma, porsela oggi, non è certo un errore. Brexit che ricaduta avrà nel campo turistico?

I britannici, va detto, si collocano al quarto posto tra i generatori di turismo outbound nel mondo con quasi 60 milioni di partenze annuali e una spesa di oltre 63 miliardi di dollari, preceduti soltanto dalla Cina, USA e Germania.

In realtà l'unico fattore che potrebbe influenzare direttamente i flussi turistici è quello monetario, il cambio sterlina-euro, tanto per chiarire subito.Su questo piano, però ancora non si può dare nesuna notizia certa essendo ancora troppo presto per parlare di nuova politica monetaria dello U.K. ed essendo gli inglesi ancora con un piede dentro e uno fuori dall'Unione Europea.Postulando la costanza nel rapporto monetario, non sembra così probabile, dunque, una fuga dei britannici dalle destinazioni di vacanze consolidate.

Altra coinsiderazione, poi, va fatta sulle destinazioni amate dai sudditi di Elisabetta II. Nel Bacino del Mediterraneo una serie di fattori contingenti (ovvero flussi migratori e minacce terroristiche) scoraggiano ormai la scelta di località diverse da quelle europee e non è un caso, infatti, che Paesi come Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta e Spagna abbiamo registrato sul breve periodo tutti segni positivi, a dispetto di destinazioni un tempo molto competitive come Egitto, Marocco, Tunisia e Turchia che presentano cali anche molto pesanti.

In definitiva si può tranquillamente affermare, dati alla mano dei flussi degli ultimi anni e avendo ben presente le scelte e le preferenze del precipuo mercato britannico in situazione di outgoing, che nel breve periodo - leggasi la prossima tornata estiva di luglio, agosto e settembre- non ci saranno cambiamenti sensibili di afflusso inglese nel nostro Paese come in quelli del vicino Mediterraneo. Nel medio e lungo periodo tutto dipenderà dalle manovre di aggiustamento del futuro premier britannico, ma anche qui non aspettiamoci sconvolgimenti eccessivi.

Ovvia la domanda successiva da porsi: e sul versante dell'incaming in Albione come funzionerà? Anche qui la risposta può sembrare banale ma è l'unica plausibile e reale. Chi ha prenotato una vacanza in Scozia, un weekend a Londra o un soggiorno studio a Cambridge per questa estate può partire sereno. Non serve nessun visto né il passaporto. Basta infatti la Carta d'identità. Considerato l'immediato crollo del valore della sterlina può essere addirittura vantaggioso scegliere la Gran Bretagna come meta estiva da turisti. Il prelievo dai bancomat e i pagamenti con la carta di credito non subiranno cambiamenti.

Anche su questo versante il futuro a medio e lungo termine resta più nebuloso; di sicuro qualcosa cambierà nelle procedure amministrative per l'afflusso nel Regno Unito fra Passaporti e Carte d'Identità, visti e quant'altro la burocrazia sa offrirci. Sono scelte che sono delegate alla nuova politica che i sudditi di sua Maestà decideranno di adottare e che l'Europa saprà negoziare.