23 Febbraio 2016

Scanno, borgo del cuore

di Fabio Galluccio
Gustare la polenta con un buon Montepulciano, riconcilia con la vita e ti fa assaporare le cose di un tempo che fu, tutto da riscoprire
Ci sono dei borghi, dei paesi, delle città che ci rimangono nel cuore. Non sempre per la loro bellezza, perchè credo che come in amore, ti innamori di un posto non si sa come. Per affinità, per frequentazioni, perchè ti trovi semplicemente bene in quel luogo. Scanno è uno di quei borghi.

Per la prima volta sono arrivato dal Passo del Diavolo, non era ancora completata l'autostrada per Pescara, quando avevo 17 anni e da allora ho trascorso indimenticabili estati, feste natalizie, fine settimana. Lì si sono celebrati battesimi, matrimoni di tante persone della mia famiglia. Le curve delle Gole del Sagittario dopo Aversa degli Abruzzi, il paese de “La Fiaccola sotto il moggio” di D'Annunzio, incutono un certo timore. A mala pena passano due auto, ma il paesaggio è incantato soprattutto quando si intravede il primo lago dove spicca il piccolo eremo di San Domenico e le case arroccate di Villalago.
Anche Scanno è abbarbicato su un monte. Molte le dicerie sul nome, si pensi derivi dalla conformazione di sgabello, sella, ma le "male lingue" dicono perchè gli abitanti non vanno mai d'accordo.

Scanno è un piccolo comune, non facilmente raggiungibile anche se ormai l’autostrada, uscita Cucullo, ha eliminato molti problemi, eppure è stato immortalato dai fotografi più importanti di tutto il Novecento. Sarà anche per quelle atmosfere antiche ed emozioni evocative che si intrecciano tra i palazzi, le case del borgo, le donne ancora in costume tradizionale con fascine di legna sul capo o mentre sull'uscio lavorano al tombolo. Un paese dove il tempo sembra si sia fermato.

Henri Cartier Bresson, Hilde Lotz-Bauer, Federico Scianna, non ultimo Mario Giacomelli, la cui foto “Il bambino di Scanno” fa parte della prestigiosa collezione di opere fotografiche del Museum of Modern Art di New Jork, hanno portato la loro macchina fotografica lassù.

Ma chi si ferma tra i piccoli negozi di ceramica e di lavori al tombolo o le gioiellerie con le deliziose “presentose” che il fidanzato regalava alla ragazza promessa o nelle pasticcierie tra il tradizionale pan dell’orso o i mostaccioli bianchi o neri, sente di essere in un posto unico dove le tradizioni si intersecano con un paesaggio montano e lacustre rilassante.

Prendere il sole d’estate nelle spiaggette che contornano il lago o remando con le piccole barche o d’inverno salire in seggiovia a Colle Monte Rotondo o andare a Passo Godi per sciare fermandosi a gustare la polenta con un buon Montepulciano, riconcilia con la vita e ti fa assaporare le cose di un tempo che fu, tutto da riscoprire.