03 Febbraio 2016

Lo sport come momento d'integrazione sociale

di Redazione Cralt Magazine
Il linguaggio sportivo è universale, va oltre i confini, le lingue, le religioni e le ideologie
Lo sport, praticare uno sport, non è solo un metodo  per impiegare il proprio tempo libero chiunque nella propria individualità o in una squadra. Lo sport deve essere considerato un diritto di tutti perché lo sport è uno strumento incredibile di prevenzione di disagio sociale e psicofisico e di formazione dell’individuo.
A questo proposito, gli organismi sportivi e le società offrono concretamente processi di partecipazione allo sport in un'ottica di servizio universale la cui entrata va garantita e favorita indipendentemente dalle condizioni economiche e dal background culturale e sociale della persona.
Le naturali differenze di origine, di colore, di lingua e di cultura sono importanti per crescere e sviluppare il singolo individuo. Permettere a tutti di esprimere la propria potenzialità tramite lo sport è il dovere di ogni vero sportivo e, nel frattempo, un'occasione di crescita per ognuno. Nel gioco esistono differenze di ruoli e caratteristiche; dalla giusta miscela nasce la squadra vincente. L'accesso alla pratica sportiva deve essere garantito a tutti, specie alle fasce più disagiate e meno abbienti e, quindi, a rischio di emarginazione.
Il linguaggio sportivo è universale, va oltre i confini, le lingue, le religioni e le ideologie. Esso possiede la capacità di unire le persone, favorendo il dialogo e l'accoglienza ed è per questo preciso motivo che i praticanti, ad ogni livello, le società sportive e gli altri operatori del mondo dello sport devono distaccarsi  da qualsiasi condotta suscettibile che rischia di ferire l'integrità fisica nonché la dignità morale dell'avversario nelle gare e nelle competizioni sportive e adottare iniziative positive per sensibilizzare il pubblico degli eventi sportivi in rispetto degli atleti, delle squadre e dei relativi sostenitori indipendentemente dall'origine etnica o territoriale, sesso, età, religione, opinioni politiche e filosofiche.
L'attività sportiva deve unire e non dividere, costruire ponti e non muri come indicano gli stessi cinque cerchi olimpici intrecciati a simboleggiare lo spirito di fratellanza.
Lo sport si caratterizza per un regolamento uguale per tutti, nell’imparare sin da piccoli ad accettare le regole comuni di gioco, ha una valenza altamente educativa e formativa in quanto dimostra  un pratico esempio comportamentale.
Nello sport il ruolo dell'educatore è molto importante nel processo di formazione dei bambini e dei giovani ai valori positivi: spirito di gruppo, integrazione, solidarietà, tolleranza, correttezza, amicizia. È necessario, quindi, garantire che tutti le persone che rivestano un ruolo di responsabilità nei confronti di bambini e ragazzi siano ben formati e qualificati, nonché consapevoli dell'importanza dell'esempio anche per quanto riguarda azioni volte all'integrazione e all'inclusione sociale.
Questo, in sunto, è Il “Manifesto dello Sport e dell’Integrazione”, redatto nel 2014 da un apposito Comitato Tecnico-Scientifico, ed è formato una serie di linee guida ad alto contenuto educativo, valoriale e formativo per tutti i protagonisti del mondo dello sport.
Certo, in conclusione, resta l’amara riflessione su cosa sia di contro lo “sport professionistico”, sempre più pieno d’interessi che con lo sport hanno poco a che fare e che rispetta molto più le leggi dello spietato marketing e del profitto. Resta quel retrogusto acre ma anche il divertimento nel vedere tutti quelli che vengono ingiustamente definiti “sport minori”, quelli dove non girano sponsor e contratti stellari ma dove ancora si riscopre ogni volta il piacere di stare insieme, di essere parte di un idem, sentire che coinvolge e che regala un pezzettino, ancora oggi, di pura felicità.

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