19 Ottobre 2017

Arsenale Militare Marittimo di Venezia

di Redazione Cralt Magazine
"Ecco il cantiere di costruzione del primo Amerigo Vespucci,e delle altre navi della Serenissima - una delle Repubbliche Marinare"

Si è giustamente asserito che l’Arsenale di Venezia sia stato il luogo «dell’immenso lavoro» non solo nel periodo repubblicano caratterizzato dalla produzione manifatturiera, ma anche nel corso dell’Ottocento dopo la caduta della Repubblica, l’occupazione francese e austriaca, e soprattutto nel periodo postunitario quando si pensò di riconvertire la grande struttura in un insediamento di tipo industriale.

Con il riferimento all’immenso lavoro si è voluto sottolineare non solo la concentrazione di manodopera che, nell’antico Arsenale, anche rispetto agli odierni standard, sia pure limitatamente ad alcuni periodi e a fasi alterne, si deve senz’altro ritenere considerevole, ma anche la complessa articolazione della filiera manifatturiera, delle tecniche, delle arti insediate riconducibili alla costruzione navale e alla produzione bellica necessaria per esercitare e mantenere una prolungata egemonia sul mare.

Questa caratteristica è espressa da Gian Maria Maffioletti (1740-1803) – fondatore e direttore della Scuola di architettura navale, con Simone Stratico (1733- 1824), un unicum nell’intera Europa dei secoli 18° e 19° (Ventrice 2002) –, il quale, nel suo Nello aprirsi degli studi fisico-matematici relativi alla navale architettura nell’Arsenale di Venezia […] (1777), scrive che l’Arsenale è «un popoloso recinto di tutte quelle arti e di tutti que’ studi che costituiscono l’essenziale della marina […] molte sono queste arti ne’ vari lor rami, ma presi nella lor sorgente, l’architettura delle navi»Tali arti erano: «La costruzione delle àncore, la formazione delle gòmene con altri cordami, le guarniture» ossia «le arti le più principali che cospirano a stabilire una marina perfetta […] buon corpo di nave e ben lavorato, àncore bene costrutte, buoni cavi, albori e vele ben risposte»

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