15 Febbraio 2019

Antonio Ligabue. L'uomo, il pittore

di Redazione Cralt Magazine
Il CRALT Collegio Territoriale Veneto, nell’ambito delle attività culturali, propone la vista guidata alla mostra di Ligabue ai musei Eremitani

L'Assessorato alla Cultura presenta per la prima volta a Padova una mostra monografica su Antonio Ligabue, (Zurigo 1899 – Gualtieri 1965). La mostra, dal titolo Antonio Ligabue. L'uomo, il pittore  è curata da Francesca Villanti e Francesco Negri, con l’organizzazione generale di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, in collaborazione con la Fondazione Museo Antonio Ligabue e il Comune di Gualtieri (RE)

In esposizione più di settanta dipinti, dieci opere su carta e sette sculture; l'allestimento offrirà una lettura storica e critica dell’opera dell’artista italo-svizzero, ancora oggi una delle personalità più interessanti dell’arte del Novecento.

Il percorso della mostra sarà diviso per temi principali entro i quali si sviluppa l’universo creativo di Ligabue: il rapporto con l’autoritratto, gli animali selvaggi e domestici, il lavoro dei campi. Per la prima volta saranno inoltre visibili al pubblico circa una quarantina di documenti originali, dedicati alla vicenda biografica di Antonio Ligabue. Accompagna la mostra un catalogo Skira con testi di Sergio Negri, Giuseppe Amadei e Massimo Scanarini.

Biografia
Antonio Ligabue è stato un pittore italiano la cui arte è generalmente classificata come espressionista avendo ormai superato l'iniziale qualifica di arte naïf; nacque a Zurigo, in Svizzera, il 12 dicembre del 1899 da madre italiana originaria di Cencenighe Agordino (in provincia di Belluno), Elisabetta Costa, e da padre ignoto: venne registrato anagraficamente come Antonio Costa.

Tra il gennaio e l'aprile del 1917, dopo una violenta crisi nervosa, fu ricoverato per la prima volta in un ospedale psichiatrico a Pfäfers. Nel 1919, su denuncia della Hanselmann, venne espulso dalla Svizzera. Da Chiasso fu condotto a Gualtieri, luogo d'origine di Bonfiglio Laccabue ma, non sapendo una parola di italiano, fuggì tentando di rientrare in Svizzera. Riportato al paese, visse grazie all'aiuto dell'ospizio di mendicità Carri. Nel 1920 ricevette l'offerta di un lavoro presso gli argini del Po: proprio in quel periodo iniziò a dipingere. Nel 1928 incontrò Renato Marino Mazzacurati, che ne comprese l'arte genuina e gli insegnò l'uso dei colori ad olio, guidandolo verso la piena valorizzazione del suo talento. In quegli anni si dedicò completamente alla pittura, continuando a vagare senza meta lungo il fiume Po.

Nel 1937 fu ricoverato in manicomio a Reggio Emilia per atti di autolesionismo. Nel 1941 lo scultore Andrea Mozzali lo fece dimettere dall'ospedale psichiatrico e lo ospitò a casa sua a Guastalla. Durante la seconda guerra mondiale, fece da interprete alle truppe tedesche. Nel 1945, per aver percosso con una bottiglia un militare tedesco, dovette rientrare in manicomio, rimanendovi per tre anni. Nel 1948 si fece più intensa la sua attività artistica tanto che giornalisti, critici e mercanti d'arte si interessarono a lui. Nel 1957, Severo Boschi, firma de Il Resto del Carlino, ed il fotoreporter Aldo Ferrari gli fecero visita a Gualtieri: ne scaturì un servizio sul quotidiano con immagini tuttora celebri.

Nel 1961 si procedette all'allestimento della sua prima mostra personale alla Galleria La Barcaccia di Roma. Subì un incidente in motocicletta e, l'anno successivo, rimase vittima di una paresi. Nel 1963, Guastalla gli dedicò una grande rassegna antologica, organizzata dal gallerista e amico Vincenzo Zanardelli. Chiese di essere battezzato e cresimato: morì il 27 maggio del 1965, all'età di 65 anni.

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