20 Giugno 2019

Al Museo M9

di Redazione Cralt Magazine
Il CRAL Collegio Territoriale Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, organizza la visita guidata a questo nuovissimo e innovativo centro d'arte di cultura italiano 
La Fondazione di Venezia regala alla città, al paese, al mondo un museo della nazione perché gli italiani conoscano il secolo che più ha contribuito a creare la loro identità odierna, nella convinzione che la conoscenza è la base indispensabile per progettare il futuro individuale e collettivo. Un museo simile mancava, sinora, all’Italia. Nell’ideare e realizzare il Museo del Novecento (M9), la Fondazione di Venezia ha inteso colmare questa lacuna, creando un luogo nel quale gli italiani possono non solo riscoprire da dove vengono ma anche capire che il passato, ricco ma contradditorio, apre alla costruzione del futuro.

MOSTRA PERMANENTE SUL ‘900
Il Novecento è stato anche per l’Italia, e forse più che per altri paesi, il secolo delle massime contraddizioni: miglioramenti rapidissimi e prima impensabili nelle condizioni di vita e nel benessere della popolazione sono avvenuti accanto a immani tragedie consumate nelle guerre più distruttive che la storia ricordi e in crisi economiche anch’esse senza precedenti. Sviluppi e distruzioni che hanno profondamente mutato le condizioni di vita, le abitudini, la cultura del nostro paese, ben oltre la soglia del ventunesimo secolo. Questo percorso collettivo, che si snoda lungo un arco temporale di oltre un secolo, è reso vivo da un museo originale, innovativo ed emotivamente coinvolgente, che pone la multimedialità e l’interattività al servizio della narrazione storica. Il visitatore sarà immerso nei cambiamenti della cultura, degli stili di vita, dei paesaggi naturali e urbani, della scienza e del lavoro che hanno caratterizzato l’accelerazione che la storia ha impresso al ventesimo secolo, sino ai giorni nostri, e sarà condotto a comprendere i movimenti della popolazione, dell’economia, della politica che stanno alla base di questi cambiamenti e che con essi hanno interagito. Il Museo è organizzato attorno a otto grandi sezioni tematiche, ciascuna vivibile in modi diversi, complementari: l’emozione, il coinvolgimento, l’informazione generale, le miriadi di dettagli storici che ciascuno può approfondire a piacere, le storie di persone, famiglie, imprese. Saranno suggerite modalità di visita adatte agli interessi e alle esigenze di ciascun visitatore: per chi vuole avere un’idea complessiva della grande storia italiana, per chi ne vuole approfondire aspetti specifici, per gli studenti liceali e universitari, per i bambini, per gli italiani all’estero, discendenti di chi, emigrando, trovò una patria altrove senza però abbandonare quella d’origine.

TATOO. STORIE SULLA PELLE
La nuova mostra temporanea al Museo M9
L’esposizione esplora l'universo dei tatuaggi dal punto di vista antropologico, storico, artistico e sociale. È l’occasione per un viaggio nel tempo a partire dalle immagini dei tatuaggi rinvenuti sulle mummie per comprendere il tema del tatuaggio nell’antichità, marchio degli sconfitti (sia schiavi che fuori legge) ma anche elemento per identificare presunti poteri taumaturgici e curativi. La pratica del tatuaggio non è mai scomparsa dal Vecchio continente e l’aura di repulsione, estraneità e fascinazione nei suoi confronti è stata ripresa e ampliata nel Settecento, quando i navigatori europei che raggiungono il Sud-est asiatico e l’Oceano Pacifico entrano in contatto con popoli che praticano in maniera estensiva il tatuaggio: la parola “tattoo” ha infatti origine polinesiana. L’idea della condizione “selvaggia” del tatuaggio è acquisita nell’Ottocento dall’antropologo Cesare Lombroso, che riconduce la condizione dei criminali tatuati a quella dei cosiddetti primitivi, collocando per la prima volta in ambito scientifico questa pratica descritta da viaggiatori e esploratori. Il millenario percorso del tattoo continua nel Novecento, quando nella seconda metà del secolo raggiunge una notevole popolarità e comincia ad essere praticato e interpretato prima come forma simbolica di ribellione infine come segno diffuso soprattutto tra i giovani, tanto da diventare un vero e proprio fenomeno di massa, che si trasforma in moda intrecciando forme di ricerca sulla rappresentazione di sé. Il percorso espositivo presenta anche numerose opere di artisti contemporanei internazionali.